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La Cassazione sul divorzio: per l'assegno conta il contributo del coniuge

Davide Di Santo
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Per il calcolo dell'assegno famigliare in caso di divorzio bisogna considerare che "il contributo fornito alla conduzione della vita familiare costituisce il frutto di decisioni comuni di entrambi i coniugi, libere e responsabili, che possono incidere anche profondamente sul profilo economico patrimoniale di ciascuno di essi dopo la fine dell'unione matrimoniale". E' quanto sottolinea la Cassazione in una sentenza depositata oggi. Dunque "ai fini del riconoscimento dell'assegno, si deve adottare un criterio composito che, alla luce della valutazione comparativa delle rispettive condizioni economico-patrimoniali, dia particolare rilievo al contributo fornito dall'ex coniuge richiedente alla formazione del patrimonio comune e personale, in relazione alla durata del matrimonio, alle potenzialità reddituali future ed all'età dell'avente diritto". In questo modo, il parametro con cui viene determinato l'importo dell'assegno "si fonda sui principi costituzionali di pari dignità e di solidarietà che permeano l'unione matrimoniale anche dopo lo scioglimento del vincolo". Le Sezioni Unite civili della Corte di Cassazione hanno perciò stabilito che "all'assegno di divorzio deve attribuirsi una funzione assistenziale e, in pari misura, compensativa e perequativa".  La sentenza della Cassazione a sezioni unite che oggi ha stabilito che l'assegno divorzile dovrà essere calcolato in base alla storia familiare e al contributo dato da entrambi coniugi ripristina la "giustizia sociale". E' la chiave di lettura che l'avvocato Gian Ettore Gassani, presidente nazionale dell'Associazione avvocati matrimonialisti italiani, dà alla decisione di piazza Cavour che offre un definitivo chiarimento sull'assegno divorzile dopo la sentenza sul divorzio dell'ex ministro dell'Economia Vittorio Grilli nella quale era stato escluso il parametro del 'tenore di vita' da quelli fondanti il riconoscimento del diritto all'assegno divorzile. "Si tratta di una sentenza giusta che non lascia più spazio a dubbi - afferma Gassani - perchè finalmente si chiarisce che non è possibile equiparare tutti i matrimoni. Un conto è il matrimonio 'mordi e fuggi' che non prevede assegno, altro conto la relazione di una vita nella quale entrambi i coniugi hanno contribuito sostanzialmente alla relazione. Si chiarisce insomma che in caso di impegno il coniuge più debole ha diritto a qualcosa in più". Una decisione che potrà avere ricadute su illustri divorzi, come quello di Silvio Berlusconi e Veronica Lario? "Non credo possa incidere - la chiave di lettura del matrimonialista -. La Cassazione in questo caso non parla di 'tenore di vita' ma di assegno perequativo e compensativo che è cosa ben diversa. Ora si dovranno contestualizzare le vicende caso per caso, tenendo conto del caro vita in base a dove le persone coinvolte abitano. La sentenza Grilli era eccessiva, ora finalmente abbiamo la quadratura del cerchio. E' stata ripristinata la giustizia sociale". 

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