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Migranti, il Papa difende l'accoglienza. Ma la cronaca dà ragione a Salvini

Pietro De Leo
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Nello scontro pubblico e bipolare sull'immigrazione, Papa Francesco è tornato a scegliere un campo preciso, quello del multiculturalismo e dell'apertura indiscriminata. Lo ha fatto inviando un messaggio in occasione del “Colloquio Santa Sede-Messico sulla migrazione internazionale”. Ha scritto, il Papa: “Occorre un cambiamento di mentalità: passare dal considerare l'altro come una minaccia alla nostra comodità allo stimarlo come qualcuno che con la sua esperienza di vita e i suoi valori può apportare molto e contribuire alla ricchezza della nostra società. Perciò l'atteggiamento fondamentale è quello di andare incontro all'altro, per accoglierlo, conoscerlo e riconoscerlo”. Parole, queste del Pontefice, che ricordano la Laura Boldrini dei tempi gloriosi, di quando definiva gli immigrati: “l'elemento umano, l'avanguardia di questa globalizzazione”, perché “ci offrono uno stile di vita che presto sarà uno stile di vita per tutti noi”. Stile di vita per tutti noi? Anche no, grazie. Stando alle cifre e ai dati di cronaca, è chiaro come esista un problema di compatibilità tra retaggi culturali di chi ospita e di chi viene ospitato, e dunque parlare di confronto con gli immigrati come una questione di “comodità”, una specie di vezzo per benestanti, finisce per banalizzare il fenomeno e non rende merito a quegli italiani che tutti i giorni hanno a che fare con esso nel loro tessuto urbano. Partiamo dal problema di più immediata percezione, la sicurezza. Tempo fa Luca Ricolfi, che non è un pericoloso sovranista ma un sociologo con un alto numero di libri e studi all'attivo, ebbe a sottolineare come “Il tasso di criminalità relativa degli stranieri è più alto di quello dei nativi in tutta Europa e in Italia è sopra la media europea. In Europa gli stranieri delinquono 4 volte di più dei nativi, in Italia 6". Dunque siamo messi peggio rispetto ai nostri partner europei. E non basta: "esiste una differenza fortissima fra stranieri regolari e irregolari – proseguiva Ricolfi - Giusto per dare un ordine di grandezza: gli immigrati regolari delinquono circa 3 volte più degli italiani, quelli irregolari 30 volte”. Numeri assai indicativi di come non sia una questione di “comodità”, ma di convivenza civile. Quanto sia difficoltosa, e quanto incida nella sua dinamica il fattore culturale, lo definisce anche un recente sondaggio Ipr Marketing per Qn. Qualche numero. Il 41% dei capifamiglia musulmani in Italia non accetta che sua figlia studi e si laurei, dato che sale al 74% tra gli anziani. Il 51% non tollera un fidanzato cattolico per la propria figlia. Il 40% vieta cibo italiano alla figlia femmina. E peraltro dal sondaggio si denotava una ritrosia all'integrazione da parte degli over 54. Queste cifre, peraltro, si traducono nei casi che affliggono la cronaca quotidiana. Qualche esempio. Il più doloroso è senz'altro quello di Sana Cheema, la ragazza di origini pakistane che cresciuta e vissuta a Brescia ma che poi, tornata nella terra natìa della sua famiglia è stata strangolata dai parenti perché non voleva accettare un matrimonio combinato. Sul genere, il caso di appena un paio di giorni fa a Comiso, dove un tunisino di 44 anni è stato fatto oggetto di una misura d'allontanamento dalla famiglia. La ragione? Le indagini hanno costruito un quadretto non proprio, per dirla alla Boldrini maniera, “da avanguardia della globalizzazione”: ossia un uomo dedito al gioco e all'alcool che aveva minacciato di morte la figlia sedicenne di fronte al rifiuto a sposare un ragazzo di 23 anni, tunisino anche lui e benestante. Sempre questa settimana, a Torino, un marocchino è stato arrestato per aver picchiato la moglie, “colpevole” di non osservare a dovere il Ramadan. A Padova, invece, circa un mese fa un algerino ha riempito di botte la moglie. La ragione? Non accettava l' altra moglie dell'uomo. E poi ci sono le mutilazioni genitali femminile. Delle “ex tagliatrici” pentite hanno confessato, durante un evento a Milano per la giornata sul tema, che in Italia si esegue la pratica, clandestinamente, alla cifra di 300 euro. Già, perché mentre le femministe di casa nostra in questi giorni si sono stracciate le vesti sulle donne incinte dell'Aquarius (a cui non è mai mancata l'assistenza), parimenti osservano silenzio, o tutt'al più concedono qualche parola di circostanza quando i diritti e le libertà delle donne vengono violati nel nostro Paese dai retaggi culturali degli stranieri. E così sono botte, segregazioni e vessazioni. Sintomo di come il sogno multiculturale nasconda un'insidia di violenza per le ragazze nate da genitori italiani e cresciute all'italiana. Non sarebbe, no proprio, una comodità.  

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