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Pavia, adesivi su citofoni e porte di casa: "Qui vive un antifascista"

Coinvolti alcuni implicati nei processi per i fatti del 5 novembre

Carlo Antini
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Raid notturno a Pavia: in città sono state "marchiate" le case di decine di antifascisti con un adesivo sul citofono o direttamente sulla porta dell'abitazione con l'adesivo «Qui vive un antifascista» stampato con caratteri solitamente utilizzati da formazioni di estrema destra e il simbolo «antifa» barrato, come un divieto. Secondo quanto riporta la "Provincia" pavese tra i "marchiati" ce ne sono alcuni implicati nei processi per i fatti del 5 novembre e altri solo attivi su pagine Facebook nel contrastare razzismo e ostentazioni fasciste. Immediata la replica di alcuni dei colpiti, su Facebook. «Ecco cosa succede quando si lasciano i neofascisti liberi di aprire sedi, fare manifestazioni e presentarsi alle elezioni, lasciando impunite le loro aggressioni squadriste - scrive Alessandro Caiani - Sciogliere subito CasaPound e Forza Nuova. A chi negherà l'esistenza del problema come successo di fronte a episodi ben più gravi e a chi penserà "se l'è cercata sicuramente". No genietti, non me la sono cercata: sono i fascisti che vengono a cercarti prima o poi se li si lascia fare. Il fascismo è questo. P.s. l'adesivo intimidatorio "qui ci abita un antifascista" che hanno attaccato sul mio cancello l'ho lasciato lì perché, a differenza dei fascisti, posso non provare vergogna di quello che sono». Altra reazione raccontata dal quotidiano la provincia Pavese è quella di Gabriele Duci, uno degli amministratori della pagina Facebook Sei di Pavia. «Questa mattina mi son svegliato e ho trovato questa gradita sorpresa accanto al citofono - scrive - Negli anni '30 fascisti e nazisti marchiavano i negozi degli ebrei. Negli anni 2000 i neofascisti marchiano le case dei cittadini che si sono espressi pubblicamente contro il fascismo. Evidentemente le cattive abitudini non passano. Anche perché, sono gli stessi di allora, solo se la prendono con soggetti diversi. Questo adesivo me lo sono meritato perché mi sono espresso pubblicamente, anche su questo gruppo, contro il fascismo. E continuerò a farlo più forte di prima, perché è il dovere di ogni cittadino democratico».

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