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In Campania si vive quattro anni in meno rispetto a Firenze. Lazio sotto la media

Italia divisa in due. Indietro il Sud, il dato migliore è nel Nord-est dove le aspettative di vita sono di 81,2 anni per gli uomini e 85,6 per le donne

Davide Di Santo
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"Un sostanziale fallimento delle politiche: troppe e troppo marcate le differenze regionali e sociali rispetto all'aspettativa di vita e alle condizioni di salute in Italia". Lo sottolinea l'Osservatorio Nazionale della Salute nelle Regioni Italiane, che ha sede a Roma presso l'Università Cattolica.  In Italia si vive più a lungo a seconda del luogo di residenza o del livello d'istruzione: hanno una speranza di vita più bassa le persone che nascono al Sud, in particolare in Campania, o che non raggiungono la laurea. Inoltre chi ha un titolo di studio basso ha anche peggiori condizioni di salute. Queste disuguaglianze sono acuite dalle difficoltà di accesso ai servizi sanitari che penalizzano la popolazione di livello sociale più basso con un impatto significativo sulla capacità di prevenire o di diagnosticare rapidamente le patologie. Insomma il Servizio sanitario nazionale assicura la longevità degli italiani, ma non l'equità sociale e territoriale.  Secondo il rapporto in Campania nel 2017 gli uomini vivono mediamente 78,9 anni e le donne 83,3; nella Provincia Autonoma di Trento 81,6 gli uomini e 86,3 anni le donne. In generale, la maggiore sopravvivenza si registra nelle regioni del Nord-est, dove la speranza di vita per gli uomini è 81,2 anni e per le donne 85,6; decisamente inferiore nelle regioni del Mezzogiorno, nelle quali si attesta a 79,8 anni per gli uomini e 84,1 per le donne. Scendendo nel dettaglio territoriale, il dato sulla sopravvivenza mette in luce l'enorme svantaggio delle province di Caserta e Napoli che hanno una speranza di vita di oltre 2 anni inferiore a quella media nazionale, seguite da Caltanissetta e Siracusa che palesano uno svantaggio di sopravvivenza di 1,6 e 1,4 anni rispettivamente. Le Province più longeve sono quelle di Firenze, con 84,1 anni di aspettativa di vita, 1,3 anni in più della media nazionale, seguite da Monza e Treviso con poco più di un anno di vantaggio su un italiano medio. "La dinamica della sopravvivenza, tra il 2005 e il 2016, dimostra che tali divari sono persistenti, in particolare Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise, Basilicata, Lazio, Valle d'Aosta e Piemonte restano costantemente al di sotto della media nazionale. Tra queste la Campania, la Calabria e la Sicilia peggiorano addirittura la loro posizione nel corso degli anni. Per contro, quasi tutte le regioni del Nord, insieme ad Abruzzo e Puglia, sperimentano, stabilmente, una aspettativa di vita al di sopra della media nazionale", si legge nel rapporto.  Nel Lazio la speranza di vita alla nascita è di 82,654 anni. Ecco il dato per provincia: Viterbo 82,100; Rieti 81,781; Roma 82,926; Latina 82,606; Frosinone 82,148. Il titolo di studio influisce sulle condizioni di salute, sulla speranza di vita e anche sulla rinuncia da parte degli italiani ad almeno una prestazione sanitaria. A evidenziarlo l'Osservatorio Nazionale della Salute nelle Regioni Italiane, con un focus dedicato alle disuguaglianze di salute in Italia. In Italia, rileva l'Osservatorio, un cittadino può sperare di vivere 77 anni se ha un livello di istruzione basso e 82 anni se possiede almeno una laurea; tra le donne il divario è minore, ma pur sempre significativo: 83 anni per le meno istruite, circa 86 per le laureate. Non solo: a 25-44 anni la prevalenza di persone con almeno una malattia cronica grave e' pari al 5,8% tra coloro che hanno un titolo di studio basso e al 3,2% tra i laureati. Tale gap aumenta con l'eta': a 45-64 anni, e' il 23,2% tra le persone con la licenza elementare e l'11,5% tra i laureati. Tra coloro che hanno completato le scuole dell'obbligo e hanno tra i 45 e i 64 anni la rinuncia ad almeno una prestazione sanitaria e' pari al 12%, mentre scende al 7% tra i laureati.

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