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Dalla bomba per Prodi ad Adinolfi gambizzato, ecco chi sono gli anarchici della Fai

Una lettera di minacce inviata dalla Fai ai giornali calabresi nel 2012

La lunga scia di attentati della sigla che ha rivendicato l'ordigno alla caserma dei carabinieri a Roma

Davide Di Santo
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La rivendicazione dell'attentato alla stazione dei carabinieri di via Britannia, nel quartiere romano di San Giovanni, è arrivata nel pomeriggio. Ma fin dal mattino l'attenzione degli investigatori si era rivolta alla cosiddetta galassia anarchica, il pulviscolo di sigle e cellule legate dalla stessa ideologia terrorista e insurrezionalista. A rivendicare l'attentato è stata la sedicente Cellula Santiago Maldonado del Fai-Fri (Federazione anarchica informale - Fronte rivoluzionario internazionale) con un comunicato apparso su un sito che fa riferimento a movimenti anarchici, la cui attendibilità è al vaglio degli investigatori. Le bombe contro l'Europa Una sigla, quella della Fai (usata anche dalla Federazione anarchica italiana, estranea però ad atti di terrorismo) e spesso collegata con il Fri, torna a intervalli regolare sulle cronache. La nascita, si legge in uno dei siti di riferimento della galassia anarchica, "fu sancita il 21 dicembre 2003 con la rivendicazione dell'esplosione, firmata appunto dalla FAI-Federazione Anarchica Informale, avvenuta nei pressi della casa bolognese dell'allora Presidente della Commissione Europea Romano Prodi". In seguito ha messo la firma in calce a numerosi attentati dinamitardi e non solo, l'ultimo dei quali è il ferimento di Roberto Adinolfi, amministratore delegato dell'Ansaldo Nucleare di Genova, gambizzato l'11 maggio 2012. In quel caso a rivendicare l'azione era stato il Nucleo Olga, e due anarchici sono stati condannati: Nicola Gai, a 9 anni e 4 mesi, e Alfredo Cospito, a cui sono stati inflitti 10 anni e 8 mesi.  Organizzazione liquida e orizzontale La matrice "informale" della Fai si materializza in un organizzazione orizzontale e in un pulviscolo di gruppi autonomi, le cellule come la Santiago Maldonado dell'ordigno di via Britannia o il Gruppo Ogla dell'attentato ad Adinolfi. "La Federazione si definisce anarchica perché tende alla «distruzione dello Stato e del capitale» ed informale perché priva di meccanismi autoritari, associativi e burocratizzanti. In questo modo intende garantire «l'anonimato e l'indipendenza dei gruppi e dei singoli che la compongono», che non necessariamente si conoscono tra loro", si legge in un sito di riferimento. La gambizzazione del dirigente Ansaldo Un'organizzazione liquida che sembrava duramente colpita, se non sconfitta, nel settembre dell'anno scorso, quando i detective della terza sezione della Digos di Torino, coordinata dal pm Roberto Sparagna, avevano messo in atto un'operazione che aveva portato all'arresto di sette persone, a otto persone indagate per reato di associazione finalizzata al terrorismo e a numerose  perquisizioni. Erano 50 le azioni terroristiche in 13 anni attribuite alla Fai, compresa la gambizzazione di Roberto Adinolfi nel 2012, senza contare gli ordigni pronti ad uccidere sotto casa di politici come Romano Prodi e Sergio Cofferati. La maxi-inchiesta coinvolgeva i leader torinesi dell'associazione anarchica per l'esplosione di tre ordigni. Il primo nel quartiere Crocetta di Torino del 5 marzo 2007 e due ordigni, pronti ad uccidere, presso la Caserma allievi carabinieri di Fossano del 2 giugno 2006. Secondo quanto ha spiegato la Digos, gli ordigni, in entrambi i casi, erano programmati per esplodere a breve distanza l'uno dall'altro al chiaro scopo "di arrecare grave danno all'incolumità delle forze dell'ordine intervenute sul posto". Cellule nel Lazio, in Piemonte e in Campania Ma tra gli episodi contestati dalla Digos della Mole figurano anche l'ordigno collocato al palazzo Ducale di Parma nel 2005, l'invio di un pacco bomba all'ex sindaco di Bologna Sergio Cofferati, nel novembre 2005, e i due plichi esplosivi dell'estate 2006 recapitati all'ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino, e l'altro al direttore del giornale torinese TorinoCronaca Giuseppe Fossati. La rete anarco-insurrezionalista però si estende ben al di fuori del Piemonte e ramificazioni sono state individuate in Liguria, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia, Sardegna, Abruzzo, Campania e Umbria. Nel 2013 invece erano stati arrestati due esponenti del Fai per tredici azioni compiute tra il 2010 e il 2013 ai Castelli Romani.

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