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Il Papa predica bene. E poi razzola male

Papa Francesco e il presidente della Bolivia Evo Morales

Dall'immigrazione ai rapporti coi leader sudamericani

Antonio Rapisarda
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"Chi sono io per giudicare un gay?". È un'espressione-manifesto, questa, di Papa Francesco. Una di quelle – recitate nelle sue ormai celebri "chiacchierate informali", stile quattro amici al bar, con i giornalisti nelle traversate aeree dei viaggi pastorali - che hanno delineato il codice di un personaggio che definire pop è ormai riduttivo: c'è chi parla di vera e propria mondanità, per lo meno riguardo al suo approccio sui temi liberal. Si dirà, se il Papa non giudica i comportamenti e le inclinazioni degli uomini (e delle donne) non giudicherà nemmeno quella degli uomini di Stato. Eh no, qui la la "predica" è pressocché onnipresente. Due esempi su tutti. Donald Trump sceglie di proseguire con la costruzione dei muri anti-immigrati? "Non è un cristiano". I leader che abbracciano il populismo? "Il populismo è cattivo e finisce male". Insomma, la scomunica e l'inferno – per lo meno in terra - sembrano dietro l'angolo sì ma a corrente alternata per Jorge Bergoglio. Inclinazione, questa del "predica bene, razzola male", che alimenta diverse contraddizioni del suo pontificato. Il primo disallineamento percettivo di Bergoglio si registra proprio in casa. Indica- to come guida da coloro che si sono sempre tenuti alla larga dalle tonache – uno su tutti Eugenio Scalfari -, Francesco si ritrova però Piazza San Pietro sempre più vuota ogni domenica che passa e le udienze ben poco frequentate. I numeri ufficiali parlano chiaro: nei primi tre anni del suo pontificato si è passati da un milione e mezzo di partecipanti a poco più di quattrocentomila. Per molti cattolici la cifra comunicativa del pontefice-pastore sta disorientando il gregge. Prendiamo il caso eticamente sensibile delle unioni civili. Sempre tra i cieli, ossia in una delle famose interviste in aereo, il 18 febbraio 2016 ad una domanda sull'aspro dibattito in Italia Bergoglio ha risposto duro: "Io non faccio politica, se la deve sbrigare la Cei". Peccato però che su altri argomenti sensibili, ossia le politiche sull'immigrazione e quelle sulla cittadinanza, l'entrata a piedi uniti nel dibattito sullo ius soli – con un'esortazione "sull'offerta di cittadinanza slegata da requisi- ti economici e linguistici" - ci sia stata, eccome. Ma come, si chiedono molti credenti, sui principi non negoziabili Bergoglio glissa mentre su questioni non strettamente legate alla fede è sempre molto loquace? Se lo sono chiesto, di certo... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI  

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