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Pedofilia, un'altra vittima abbandona la commissione del Papa: la Curia non collabora

Katia Perrini
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Un anno e un mese dopo l'uscita di scena di Peter Saunders, attivista inglese nella lotta contro i preti pedofili dopo essere stato stuprato da uno di loro, anche la seconda vitima che papa Francesco aveva nominato nella Commissione per la protezione dell'infanzia, Marie Collins, vittima di un religioso in Irlanda, ha gettato la spugna. "Nonostante che il Santo Padre abbia approvato tutte le raccomandazioni fattegli dalla commissione, vi sono stati costanti ostacoli. Ciò è stata la causa diretta della resistenza da alcuni membri della Curia vaticana al lavoro della commissione. La mancanza di cooperazione, in particolare da parte del dicastero più direttamente coinvolto nell'affrontare i casi di abuso, è stata vergognosa". Mentre il comunicato diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede dà conto più genericamente della "frustrazione per la mancanza di cooperazione con la Commissione da parte altri uffici della Curia romana", la signora Collins, alla quale Francesco ha espresso gratitudine, ha voluto spiegare esattamente cosa sia successo indicando in modo trasparente che la responsabilità è della Congregazione della Dottrina della fede. "Alla fine dell'anno scorso - ha raccontato la Collins nel suo comunicato - una semplice raccomandazione, approvata da Papa Francesco, è andata a questo dicastero per un piccolo cambiamento di procedura nel contesto della cura delle vittime e dei sopravvissuti. A gennaio ho saputo che quel cambiamento e' stato rifiutato. Al tempo stesso e' stata rifiutata anche una richiesta di cooperazione su un tema fondamentale del lavoro della Commissione in merito alla salvaguardia. Mentre penso che la Commissione riuscirà a superare questa resistenza, per quanto mi riguarda è la goccia che fa traboccare il vaso". Un'altra pagina triste si aggiunge così alle tante fatte di insabbiamenti, se non addirittura di colpevolizzazione delle vittime, scritte in Vaticano fino almeno all'anno 2000, quando San Giovanni Paolo II iniziò a prendere consapevolezza dell'estensione del problema degli abusi. "In Vaticano credono che il problema degli abusi sia alle spalle ma quanto sta avvenendo dimostra che non è affatto così", ha affermato da parte sua Peter Saunders all'atto delle proprie dimissioni dalla Commissione vaticana, domandandosi "perché si proclami la tolleranza zero e poi si tolleri la permanenza in incarichi di chi ha coperto e insabbiato". Ed in effetti il problema che sta emergendo nel Pontificato di Papa Francesco riguarda la difficoltà di applicare le norme severe (approvate dal Pontefice) che prevedono l'accountability, cioé l'allontanamento praticamente automatico dei vescovi che non hanno protetto i minori in modo adeguato insabbiando invece le denunce ricevute.

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