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Dj Fabo è morto in Svizzera, l'ultimo messaggio: "Sollevato da un inferno e non grazie allo Stato"

Fabiano Antoniani era tetraplegico e cieco dopo un incidente stradale. Cappato (associazione Coscioni): "Alle 11.40 se ne è andato con le regole di un Paese che non è il suo". La legge sull'eutanasia ferma da un anno

Silvia Sfregola
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Alla fine dj Fabo è morto. Ad annunciarlo è stato Marco Cappato dell'Associazione Luca Coscioni che ha accompagnato Fabio Antoniano in Svizzera. Qui, a 40 anni compiuti il 9 febbraio scorso, si è spento il dj cieco e tetraplegico "immobilizzato in una lunga notte senza fine" in seguito a un grave incidente stradale. Dj Fabo aveva chiesto più volte di morire, anzi di "tornare libero", chiedendo aiuto a tanti, fino all'ultimo appello rivolto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "Fatemi uscire da questa gabbia", aveva scongiurato. Un grave incidente, nell'estate del 2014 lo aveva condannato. Da allora aveva avuto la certezza di una condizione irreversibile, e che la sua vita poteva essere solo quella di un uomo con la mente lucida ma "prigioniero del suo corpo". Da allora la sua battaglia personale si è intrecciata con quella politica per regolamentare l'eutanasia e permettere a ciascun individuo di essere libero di scegliere. Ieri, accompagnato da alcuni familiari e da Marco Cappato, dell'Associazione Luca Coscioni, ha raggiunto la clinica Dignitas, vicino a Zurigo, per ricevere il suicidio assistito. "Sono finalmente arrivato in Svizzera e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l'aiuto del mio Stato", aveva detto ieri, in un messaggio audio pubblicato sui social. E aveva ringraziato Cappato, promotore della campagna "Eutanasia legale", che lo ha accompagnato: "Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e lo ringrazierò fino alla morte. Grazie Marco, grazie mille". "Grazie a te Fabo", gli ha risposto. All'arrivo la prima visita medica. Poi questa mattina, la morte, annunciata su Twitter dallo stesso Cappato. Fabo è morto alle 11.40. Ha scelto di andarsene rispettando le regole di un Paese che non è il suo.— Marco Cappato (@marcocappato) 27 febbraio 2017 Un calvario lungo tre anni Noto dj delle serate milanesi ha un tragico incidente stradale di ritorno da una serata in un locale. Sta guidando, gli sfugge il telefono di mano, si china una frazione di secondo per afferrarlo, quando riprende il controllo del volante sbanda a destra e impatta contro un'auto che procede lungo la corsia di emergenza. Lo scontro è atroce. L'impatto lo sbalza fuori dall'abitacolo a metri di distanza. I soccorsi sono immediati, così come la corsa in ospedale. Ma la diagnosi non lascia speranza: cieco e tetraplegico, condannato a restare immobile per il resto della vita. Da allora il buio e la consapevolezza che nulla sarebbe più stato come prima. Arriva alla ribalta della cronaca con un filmato postato anche su YouTube in cui racconta la sua vita e il suo calvario attraverso la voce della sua fidanzata Valeria, che dopo il grave incidente gli è stata sempre vicino. I lavori svolti prima di giungere in consolle come dj di successo e la sua grande passione per la musica. Poi racconta di quel maledetto giorno di giugno, in piena estate, quando un impatto con la sua auto lo portò in fin di vita. La legge sull'eutanasia ferma da un anno La decisione di dj Fabo ha comunque scosso le coscienze politiche. "Vogliamo un Paese nel quale sia assicurata a tutti la dignità in ogni momento della propria vita. Anche nell'ultimo momento. #liberidiscegliere #fabolibero", scriveva ieri su Twitter Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra italiana. "Mi auguro che il provvedimento in discussione alla Camera sul biotestamento non si areni. Occorre varare una legge che tuteli il diritto all'auto determinazione, ovvero il diritto di scegliere liberamente quali terapie rifiutare, comprese l'idratazione e l'alimentazione artificiali, senza ambiguità", affermava la senatrice del gruppo Misto, Manuela Repetti. Il disegno di legge, all'esame della Camera, dopo tre rinvii, dovrebbe approdare in aula il 6 marzo prossimo.

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