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Foibe, il presidente della Croce Rossa Rocca: Anche i nostri volontari scomparvero in quei tragici anni

Il presidente della Croce Rossa italiana Francesco Rocca

Pina Sereni
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Oggi è il "Giorno del Ricordo". La celebrazione ufficiale è stata istituita da una legge dello Stato nel 2004, al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Una vicenda storica che, per oltre cinquant'anni, ha subito una sorta di damnatio memoriae. Ma, soprattutto, una immane tragedia: la sistematica pulizia etnica perpetrata ai danni della folta componente italiana di Istria, Fiume e Dalmazia, avvenuta tra il 1943 e il 1947, condotta dalle bande comuniste jugoslave del Maresciallo Tito, al fine di terrorizzare la popolazione al punto di farla andar via, partendo dalla consapevolezza che gli italiani non avrebbero mai accettato il nuovo "status". E così fu. Infatti, dopo la fase degli "infoibamenti" (ossia l'eccidio di migliaia di italiani - tra cui donne, bambini, sacerdoti, esponenti della Forza Pubblica e persino partigiani bianchi invisi ai titini - gettati in fosse carsiche note, appunto, come "foibe") seguì il massiccio esodo della popolazione. Circa 350.000 italiani lasciarono tutto. Sono troppi, ancora oggi, gli aspetti completamente ignorati della vicenda, le "storie nella storia", gli intrecci di vicende da ricostruire. Ecco perché, proprio oggi, ne parliamo con il Presidente della Croce Rossa italiana, Francesco Rocca, che illustra inediti aspetti del coinvolgimento della Croce Rossa. In che modo la Croce Rossa italiana, Presidente Rocca, c'entra con la vicenda in questione? "Partiamo dal presupposto che la Croce Rossa si è sempre impegnata per alleviare, in ogni circostanza, le sofferenze. Perciò era impossibile pensare che non fosse intervenuta in questa tragedia. Sono emersi alcuni documenti d'archivio, attraverso i quali emerge come la Croce Rossa, sia italiana che internazionale, abbia operato a favore di questi nostri connazionali in difficoltà". Qualche esempio? "In primis, significativa rilevanza hanno avuto i report stilati dalla Croce Rossa e dalla Guardia di Finanza. Si tratta di alcuni tra i pochissimi documenti non distrutti, attraverso i quali è stato possibile ricostruire i fatti e, talvolta, ritrovare alcuni nomi di persone scomparse". Mi accennava anche ad altro... "Secondo un rapporto stilato da una Commissione d'inchiesta anglo-americana, personale della Croce Rossa Italiana fu arrestato, a Trieste e a Pola, tra il maggio e il giugno del 1945. Di loro non si è più saputo nulla. Furono indicati soltanto come "scomparsi" e non ne conosciamo il numero preciso". E sulla storia del cosiddetto "Treno della Vergogna" di Bologna? "Sappiamo che la Croce Rossa era a Bologna nel 1947, nei giorni dei fatti del "Treno della Vergogna", assieme alla Pontificia Opera di Assistenza, per aiutare gli esuli-giuliano dalmati in fuga dalla Jugoslavia e stipati da giorni in vagoni, in condizioni disumane. Erano pronti pasti caldi, latte e coperte, ma le ormai note vicende non hanno consentito ai nostri volontari, che tentarono senza successo di aiutare gli esuli stremati dal drammatico viaggio, di essere operativi". E per quel che riguarda il supporto del Comitato internazionale? "Il Comitato Internazionale di Croce Rossa fece opera di mediazione per la liberazione dei prigionieri italiani nei campi di concentramento del confine orientale". Cosa significa, oggi, diffondere queste importanti vicende? "Questi sono soltanto piccoli tasselli utili a ricucire una delle pagine strappate più dolorose della nostra storia, nelle quali si "intreccia" il lavoro della Croce Rossa a favore degli esuli. Purtroppo la storia si ripete e, ancora oggi, sono tante le popolazioni in fuga dalla violenza, dalla tortura e dalle guerre, alla ricerca di un futuro migliore. E noi di Croce Rossa siamo stati, siamo e saremo sempre in prima linea per aiutare chi vive una condizione di vulnerabilità".

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