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Hotel Rigopiano, pm: "Allarme inascoltato? Persa al massimo un'ora"

Silvia Sfregola
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Anche se fosse vero che la prima chiamata di soccorso non sia stata presa sul serio, questo non avrebbe compromesso l'efficacia dell'azione dei soccorritori all'hotel Rigopiano, perché il possibile ritardo sarebbe comunque contenuto: "Al massimo balla un'ora", "questo voglio chiarirlo subito". Lo ha detto il procuratore aggiunto di Pescara Cristina Tedeschini, nel corso della prima conferenza stampa per fare il punto sull'indagine. Concede che possa esserci stata "una serie di disfuzioni e magari di ritardi da parte della sala operativa nel recepire l'importanza di una segnalazione da parte di un soggetto non istituzionale". Il riferimento è a Quintino Marcella, professore dell'Istituto professionale alberghiero De Checco di Pescara, il primo a dare l'allarme. Ma "che questo - puntualizza - possa aver avuto una qualunque conseguenza causale sulla efficacia dell'azione di soccorso, è da vedere. Al massimo balla un'ora. Avete visto tutti quanto tempo ci vuole per arrivare lì". "Ho ricevuto una chiamata via Whatsapp - ha spiegato ieri lo stesso Marcella nel corso di una trasmissione televisiva - da Giampiero Parete, che conosco da anni, che mi ha detto che l'hotel era stato spazzato via da una slavina e ho subito cercato di chiamare le forze dell'ordine per dare l'allarme. Per prima cosa ho chiamato il 113 a cui ho spiegato che la situazione era tragica. Erano circa le 17.30 o le 18. Mi hanno passato la centrale operativa, dove un agente mi ha assicurato che all'hotel Rigopiano non era successo niente". CLICCA PER ASCOLTARE  LA TELEFONATA AI SOCCORSI L'altro elemento su cui si concentra l'attenzione è quella dell'email che Bruno Di Tommaso, amministratore unico dell'hotel ha inviato prima del disastro, segnalando il pericolo. "Tutta questa vicenda la conosciamo - ha detto Tedeschini - la stiamo lavorando e ritengo che entro la giornata sarà completamente acquisita alla mia indagine". Ma anche in questo, caso, è tutto da dimostrare, è la posizione del magistrato, che la sottovalutazione di questa comunicazione possa aver prodotto degli effetti sui soccorsi. "Il tema delle comunicazioni, via telefono, email, Whatsup o de visu è uno dei temi importanti. Con ogni probabilità un certo numero di interlocuzioni stato inefficace, ci sono state delle interferenze. Non tutte le inefficienze però sembrano causalmente rilevanti". Al contrario, se dalle indagini "dovesse emergere che era stata ordinata l'evacuazione e questo ordine non è stato dato da chi avrebbe dovuto darlo allora si potrebbe parlare di responsabilità penale. Tutta questa vicenda - aggiunge il procuratore - apre tanti tavoli di valutazione di responsabilità, il mio è solo quello penale". Non ci sta Alessio Feniello, padre di Stefano, giovane che è ancora sotto le macerie: "Francesca con la luce del telefonino illuminava il braccio di mio figlio. Lo chiamava ma non rispondeva", racconta parlando della fidanzata del giovane. "Quando sono arrivati i soccorsi - continua - lei è stata invitata ad avvicinarsi al buco. Non sono scesi, hanno fatto un buco dove era l'altra coppia. Lei si è dovuta avvicinare a quel buco. E' uscita dicendo 'il mio ragazzo è sotto'. Ho chiesto 'siete scesi sotto dove c'era l'altra persona?'. Mi hanno risposto 'non lo so'. Presumo che sia mio figlio, e presumo che se c'era un filo di speranza ora non ci sia più". Al momento il fascicolo aperto è un uno solo: "È un unico contenitore - spiega il magistrato - nel quale stanno confluendo tutti gli elementi informativi. Le ipotesi sono disastro colposo e omicidio plurimo colposo". Questo include le informazioni relative alla viabilità nelle ore intorno al disastro, e alla formazione e caduta della slavina. "Non è un lavoro geniale o originale. Non è che chi indaga possa avere qualche idea diversa particolare. Anzi io seguo il vostro lavoro con interesse", sottolinea la pm rivolgendosi ai cronisti, aggiungendo che da lì attinge "molti spunti". All'attacco va il Conapo, il sindacato autonomo dei vigili del fuoco che denunciano la carenza di organico. "I nostri colleghi - scrive il segretario generale Antonio Brizzi - ci hanno telefonato inferociti perché nella nottata tra il 21 e il 22 gennaio sono stati lasciati solo 25 vigili del fuoco ad operare all'hotel Rigopiano nonostante le 24 persone ancora disperse. E molti di quei pompieri erano all' hotel sin da giovedì 19, il primo giorno, esausti, alcuni hanno dovuto indossare calzature e guanti propri perché quelli in dotazione non erano adatti al gelo". "Su uno scenario del genere - spiega Brizzi - mi sarei aspettato che il ministero dell'Interno inviasse almeno 200 vigili del fuoco nelle immediate adiacenze dell'hotel, per una azione massiccia e fulminea, tenuto conto anche della necessità di dare continui cambi a chi, di volta in volta, si trovi ad essere esausto, altro che lasciarne solo 25 di notte, un numero inadatto e irrisorio, quei colleghi sono degli eroi, i salvataggi sono stati possibili grazie alla loro tenacia". "Perciò - annuncia - chiedo direttamente al ministro dell'Interno Minniti e al capo dipartimento dei vigili del fuoco Frattasi un immediato accertamento dei fatti".

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