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Sequestrata a Corona casa da 2,5 milioni di euro nel centro di Milano

Katia Perrini
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I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Milano hanno eseguito un decreto di sequestro, emesso dalla sezione Autonoma Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano, di un immobile di pregio, un appartamento in via De Cristoforis, nel centro di Milano, del valore stimato di circa 2,5 milioni di euro, riconducibile all'ex re dei paparazzi Fabrizio Corona, in carcere dal 10 ottobre scorso per il reato di «intestazione fittizia di beni», accusa per la quale la procura di Milano ha chiuso le indagini e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio. Le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Milano e dirette dalla Dda della Procura della Repubblica di Milano, in particolare dal pm Alessandra Dolci, si sono sviluppate «mediante approfondimenti -sostengono gli inquirenti - sotto il profilo bancario e finanziario, di elementi investigativi emersi anche nel corso di indagini di polizia giudiziaria in relazione a reati di natura fiscale e fallimentare connessi ad una società riconducibile al soggetto e per i quali il medesimo è stato già condannato in via definitiva». Le attività d'indagine hanno consentito di appurare come l'immobile, «nella piena disponibilità» di Corona, fosse stato acquisito, attraverso intestazione formale ad un prestanome, «con risorse finanziarie prevalentemente provento delle azioni distrattive commesse in danno della società fallita». L'immobile è stato acquistato dal collaboratore di Corona, Marco Bonato, che nello studio del notaio ai venditori ha consegnato «22 assegni circolari emessi a debito dalla Fenice Srl, nel quadro di un'operazione da riferire a Fabrizio Corona e non all'acquirente formale Marco Bonato, che in questa società non risulta mai essere stato socio ne vi ha mai ricoperto ruoli di amministratore o gestore». Anche altri 200mila euro, da quanto risulta dal rogito, sono stati pagati con un assegno relativo a un conto corrente della Fenice Srl, poi respinto perché la firma era «illeggibile o falsa». Fabrizio Corona nel corso di un interrogatorio del 14 maggio 2009 ha spiegato al pubblico ministero che lo interrogava che quei soldi se li era fatti «prestare da amici» non meglio precisati, nello stesso periodo, notano i giudici, in cui l'ex re dei paparazzi «ha consumato i reati tributari di bancarotta per cui è stato condannato» in via definitiva dalla corte d'appello di Milano nel giugno del 2012 per il crac delle sue società. La casa da 2,5 milioni di euro di Fabrizio Corona è in via Carlo de Cristoforis, a due passi da piazza Gae Aulenti. Per i giudici Gaetana Ripoli, Giuseppe Cernuto e Ilario Pontani, che ne hanno disposto il sequestro, l'immobile era stato acquistato nel marzo del 2008 «con una liquidità da ritenere di origine illecita, costituita dal proventi di illeciti tributari e fatti di bancarotta» relativi al crac della società Fenice srl. I giudici, infatti, nel decreto di sequestro dell'immobile tracciano tutti i pagamenti effettuati da Corona per acquistare la casa, con soldi provenienti dalle casse della sua società Coronàs, fallita, poi confluita nella Fenice Srl, anche questa finita in bancarotta.

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