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"A quel summit della 'Ndrangheta c'erano l'ex deputato e Di Stefano"

AMEDEO MATACENA ALLONTANATO DALL'AULA

Secondo un collaboratore di giustizia ed ex 'ndranghetista, l'ex parlamentare forzista partecipò nel 1991 a un vertice della mafia a San Luca, nella Locride

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Dice che rivelerà i numeri dei conti svizzeri dove sono i soldi delle tangenti Telekom Serbia. E dice anche che non è il solo ad avere questa informazione. Ma chi altro cell'ha? A chi si riferisce Amedeo Matacena dalla sua latitanza negli Emirati Arabi? Forse a Giovanni Di Stefano, amico dell'ex presidente Milosevic e della «Tigre» della pulizia etnica serba Arkan, e che a suo tempo fece «importanti rivelazioni» sull'acquisto della compagnia di telecomunicazioni slava da parte di quella italiana? Secondo un collaboratore di giustizia ed ex 'ndranghetista, l'ex parlamentare forzista partecipò nel 1991 a un vertice della mafia a San Luca, nella Locride, dove c'era anche Di Stefano. È un filo tenue, sottile. Ma, se fosse confermato, rappresenterebbe comunque un collegamento tra i due. Lo scrive nel suo libro «Telekom Serbia-Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?» (edito nel 2003 da Stampa Alternativa) il radicale Giulio Manfredi, segretario dell'Associazione «Adelaide Aglietta». Ma facciamo un passo indietro. Nel 1997, durante il governo Prodi, Telecom Italia (all'epoca controllata per il 61% dal Tesoro) acquistò il 29% di Telekom Serbia al prezzo pattuito di 893 milioni di marchi (878 miliardi di lire, oltre 453 milioni di euro). Secondo la ricostruzione basata sulle dichiarazioni del faccendiere svizzero Igor Marini, per la compravendita sarebbero state pagate tangenti a esponenti del centrosinistra, tra le quali una di 125.000 dollari versata a Romano Prodi e a Lamberto Dini. Accuse che si rivelarono totalmente infondate. E si scoprì che le prove prodotte a loro supporto erano false. La Commissione parlamentare istituita da Parlamento per fare luce sugli eventi durante il Governo Berlusconi II e presieduta da Enzo Trantino, non formulò alcuna accusa diretta e non presentò al Parlamento la relazione finale. Infine, nel 2005, l'indagine della Procura di Torino, aperta nel 2001 sui vertici di Telecom del 1997, venne archiviata. «Il mio libro parla di Di Stefano, considerato all'epoca non credibile - spiega Manfredi - Quando disse a Radio Radicale che nell'operazione Telekom Serbia era implicato un pilota d'aereo, poi diventato deputato, tutti risero. Un anno dopo venne fuori che quell'onorevole era Giulio Antonio La Starza, di An, che aveva una società aerea a Ciampino e nell'aprile del '97 ospitò sui suoi velivoli la delegazione di Telecom Italia diretta a Belgrado per trattare con i serbi». Ascoltato dalla Commissione parlamentare, La Starza confermò e disse di aver incontrato Di Stefano a Belgrado in albergo. Manfredi (querelato da Di Stefano ma è assolto dopo sette lunghi anni di processo), parla poi del summit mafioso del 28 settembre del '91 che si tenne a San Luca, «capitale» della 'Ndrangheta. «A quell'incontro parteciparono molti boss e anche Di Stefano e Matacena - continua l'esponente radicale - Di quel summit avevano già scritto nel 2002 nel loro libro “Falcone Borsellino Mistero di Stato” i giornalisti di Palermo Enrico Bellavia e Salvo Palazzolo. E la procura palermitana mise agli atti le dichiarazioni del pentito Pasquale Nucera, che parla del summit e rivela che c'era anche Matacena. A pagina 65 della richiesta di archiviazione "2566/98 per Licio Gelli più 13", infatti, Nucera dice: "Era presente, seppur defilato, Matacena junior, il pelato, appartato con Antonino Mammolito di Castellace". Il piano politico-criminale era di creare un altro partito per Cosa Nostra e la 'Ndrangheta, poiché la Dc non li garantiva più. Per far trionfare il nuovo partito alle urne, bisognava eliminare personaggi dello Stato che impedivano alla Mafia di incrementare il suo potere e fare opera di destabilizzazione mediante la strategia del terrore». Manfredi non considera molto attendibili le dichiarazioni di Matacena. Più possibilista il presidente della Commissione parlamentare sul caso: «Matacena avrà avuto contatti con qualcuno di questi gentiluomini, al di là delle minacce mi sorprende la sicurezza sui numeri - spiega Trantino - Se non si tratta di un millantatore, allora c'è una speranza di riannodare quel filo d'acciaio esteso anche in ambienti insospettabili, che al tempo doveva essere interrotto. Fino a quando non ci sono fatti concludenti, inutile fare commenti. La storia, però, mi incuriosisce, e la seguirò con attenzione».

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