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Il grande bluff dei centri di accoglienza. Trasferiti per finta

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I residenti smascherano le furbate e non abbassano la guardia anche se martedì saranno ricevuti in Campidoglio

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Centri di accoglienza trasferiti per finta, dislocati da un quartiere all'altro, ma solo sulla carta. E la furbata sarebbe la rinominazione di una strada, che in realtà confina con quella precedente. È questo il grande bluff. L'importante è sbaragliare gli avversari, cioè i residenti, ogni volta inferociti quando apprendono la notizia che un nuovo centro di accoglienza aprirà davanti alle loro finestre. Notizia, che in genere, non viene mai comunicata ufficialmente, ma appresa aum-aum con il tam-tam al bar o su facebook. E sono sempre loro, i residenti, a smascherare le astuzie delle cooperative sociali che gestiscono l'accoglienza di immmigrati e rifugiati, che tentano di dribblare con ogni escamotage gli ostacoli che frappongono i quartieri all'apertura di nuovi centri. «A Settecamini hanno fatto questo - raccontano i cittadini del Comitato Movimento Settecamini - ci hanno fatto credere che l'apertura del nuovo centro immigrati era scongiurata ma non è così, stanno tentando la carta di una nuova apertura con il trucchetto della rinominazione della strada». I residenti hanno sfilato in corteo sabato mattina insieme a 62 tra comitati di quartiere e associazioni fin quasi sotto il Campidoglio. Gli stessi comitati di quartiere che, per bocca di Franco Pirina, leader del Caop Ponte di Nona e padre della manifestazione, «non abbasseranno la guardia» neanche davanti all'incontro di martedì in Campidoglio. E neanche dopo l'annuncio del sindaco Marino che il 20 novembre consegnerà ai carabinieri l'ex scuola di via Piani, vicina a via Morandi, teatro dei tafferugli a Tor Sapienza. Mentre Papa Francesco, ieri all'Angelus, ha rivolto un invito a evitare «ogni scontro» a favore dell'«incontro tra cittadini e immigrati». L'auspicio per Tor Sapienza, un incontro in una «sala parrocchiale» tra «romani e rifugiati», alla presenza dei «rappresentati delle istituzioni». A Settecamini, periferia di Roma Est, la «pattumiera» di rifugiati e rom, la guardia non è stata mai abbassata. Neanche quando la rivolta dei 7mila residenti per l'imminente apertura del nuovo centro rifugiati, nel bel mezzo di appartamenti comprati con il sudore e di un supermercato, sembrava una vittoria già in tasca. «Quello stabile di 400-600 metri quadri è ancora lì e la cooperativa Atlante pensa ancora che la struttura potrà diventare operativa». Come? Presto detto. «La coop ha presentato la domanda di trasferimento semplicemente inserendo nella nuova domanda una strada mai citata in precedenza: il nome di una terza via che è solo confinante con le due prime strade indicate, Largo Davanzati e via Quintiliolo». I residenti sono su tutte le furie: «Se passa questa cosa quello che hanno fatto a Tor Sapienza sarà nulla rispetto a quello che faremo noi » promettono riferendosi alle barricate di cassonetti incendiati e ai lanci di pietra contro la struttura di via Morandi. Il presidente del comitato movimento Settecamini sa di avere al suo fianco tutto il quartiere. «Non si possono aprire questi centri nel bel mezzo di case che stiamo ancora pagando dimezzando il valore di mercato in piena crisi economica - spiega - e la convivenza con gente che non rispetta le regole e orina sulle auto, solo per dirne una, renderebbe la vita un inferno».

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