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«I Parioli non si toccano. L'idea di Marino è folle»

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Il no dei residenti a ospitare gli immigrati: «Abbiamo già problemi con la moschea»

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I Parioli non si toccano. I residenti del quartiere «bene» di Roma per eccellenza sono piuttosto preoccupati dopo le esternazioni del sindaco Ignazio Marino, che nei giorni scorsi ha detto che «è giusto che non sia soltanto il VI Municipio ad accogliere i rifugiati politici» e che si deve fare «una distribuzione più equa, anche in quartieri non periferici che oggi non ospitano immigrati», con riferimento esplicito proprio ai Parioli. Secondo i dati forniti proprio dal primo cittadino, la Capitale finora ha dato asilo a circa 7400 persone, di cui quasi 5000 hanno trovato riparo nel territorio di Corcolle, Borghesiana, Torre Angela e Tor Bella Monaca. Di qui, il riferimento ai «quartieri alti».   IMMAGINE STEREOTIPATA Tuttavia, quella di Marino viene definita da molti residenti come «un'uscita infelice». «Il sindaco è evidentemente rimasto legato a un'immagine antica e stereotipata della città che amministra - spiega Francesca, 37 anni - Certo, questa è da sempre zona di imprenditori e professionisti, ma ciò non vuol dire che la crisi non sia arrivata anche qui o che non ci siano problemi di criminalità e in alcuni casi di disagio sociale. Non è portando nel nostro quartiere i problemi di altre zone della città che si risolve la questione, che è ben più complessa». E in effetti, a infastidire la cittadinanza sembra essere stato più che altro il tono quasi dispregiativo con il quale è stata etichettata la zona che «già ospita una delle moschee più grandi d'Italia e un campo rom».   Il BUSINESS «Mi dispiace - afferma con forza Sergio, 62 anni - ma io qui questi ragazzi non ce li voglio. Non li voglio qui come non li voglio a Corcolle. E non certo perché credo che siano a prescindere dei delinquenti. Anzi. Ho letto le inchieste de Il Tempo sul business delle cooperative, e sarei molto più felice che quei soldi venissero spesi con progetti nei paesi d'origine». Alfredo, 53 anni, invece, è «pronto a scendere in piazza». «Non è snobismo - raccont a - Ma in fondo ognuno difende il proprio quartiere. Se abitassi a Roma Est avrei agito nella stessa maniera, e già da un pezzo. Una cosa è l'immigrazione regolare, controllata, che c'è qui come in tutta Roma, o in tutta Italia, e una cosa è questa gestione disorganizzata dell'emergenza, che non fa bene a nessuno. Il sindaco trovi una soluzione, invece di aggirare il problema». Anche per Fabrizio, 70 anni, medico, «il mio collega in Campidoglio dovrebbe occuparsi di parcheggi, viabilità, sicurezza e ztl. Sono un elettore del Pd, come molti in questo quartiere, ma ci stanno quasi facendo rimpiangere Alemanno».   DOVE LI METTIAMO? In generale, comunque, convive nei pariolini la convinzione che, alla fine, non se ne farà nulla. «Secondo me è stata un'uscita propagandistica - dice Gemma, 53 anni - Dove li mettono qui i rifugiati politici? Questi sono tutti palazzi di pregio, legati a privati o a fondazioni, che costano anche bei soldi. Non credo vi siano strutture adeguate. Ce li vedete 100 ragazzi nigeriani in una palazzina di inizio ‘900?». Più o meno lo stesso discorso che fanno Valeria e Sara, 26 e 28 anni: «Credo che per il Comune sia più economico sfruttare delle strutture esistenti. Qui, penso che sarebbero costretti a realizzarne di nuove. A meno che non vogliano ospitarli all'interno della Moschea: forse sarebbe l'unica soluzione praticabile».   FACCIAMOLI LAVORARE Anche coloro che si dicono «tendenzialmente favorevoli», tuttavia, nutrono dei dubbi. Ritengono che non ci sia «nulla di male a dare una mano ai nostri concittadini delle più periferiche», ma dall'altra parte «il quartiere non è pronto». L'idea di Gemma, 73 anni, invece è che «questi ragazzi dovrebbero lavorare per il quartiere. Pulire, rimettere a posto, gestire le piccole emergenze dovute alla pioggia. Potrebbero rendersi utili e venire accettati dagli abitanti, oltre ad evitare di ciondolare tutto il giorno e ubriacarsi».   IL MUNICIPIO Intanto, intervenuto a Radio Roma Capitale, ieri il presidente del II Municipio, Giuseppe Gerace, ha cercato di rifiutare con stile la chiamata alle armi del primo cittadino. «Siamo disposti ad accogliere chiunque, chiaramente dopo aver visionato i modi e i tempi. Roma meriterebbe una medaglia per l'integrazione».

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