Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Benedetto XVI si «dimette» e spiega: non ho più le forze

L'arrivo di Papa Benedetto XVI  in Germania

Il Santo Padre annuncia la rinuncia al Pontificato Decisione maturata dopo una lunga riflessione

  • a
  • a
  • a

Un annuncio per molti versi clamoroso ma non del tutto inatteso. Benedetto XVI ha annunciato ieri, nel corso del concistoro pubblico per la proclamazione di nuovi santi, la sua rinuncia al pontificato a partire dalle 20 del prossimo 28 febbraio. Un annuncio fatto secondo le regole del canone 332 del codice di diritto canonico: decisione presa in piena libertà e manifestata pubblicamente. Un fatto epocale, che ha pochi precedenti nella storia bimillenaria della Chiesa e in nessun caso in circostanze simili a quelle attuali. Un passo sul quale Benedetto XVI stava riflettendo da molti mesi, addirittura dall'epoca del rientro dal viaggio in Messico e Cuba nel marzo dello scorso anno, secondo quanto ha rivelato l'Osservatore romano, ma di cui pochissimi erano al corrente, come ha detto il portavoce vaticano padre Lombardi, anche lui visibilmente sorpreso. Una rinuncia che lo stesso Pontefice aveva considerato possibile e in qualche misura doverosa. L'aveva spiegato nel libro-intervista «Luce del mondo»: alla domanda di Peter Seewald «Quindi è immaginabile una situazione nella quale lei ritenga opportuno che il Papa si dimetta?» aveva risposto senza tentennamenti «Sì. Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l'incarico affidatogli, allora ha il diritto e in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi». Benedetto XVI ha detto, parlando in latino davanti a gran parte del collegio cardinalizio, di essere «pervenuto alla certezza che le mie forze, per l'età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino». Ma non si tratta di una fuga. Come ha ricordato padre Lombardi, nello stesso libro il Papa aveva detto che «quando il pericolo è grande non si può scappare. È possibile dimettersi in un momento di serenità o quando non ce la si fa più». Per cui, «anche se Benedetto XVI può essere stato toccato come tutti dalle vicende difficili vissute dalla Chiesa negli ultimi tempi (dallo scandalo degli abusi sessuali al Vatileaks, ndr), non si può dire che questo sia ciò che lo ha indotto alla decisione di rinunciare». Come è da escludere che il Papa abbia una malattia specifica o addirittura sia depresso. Qualcuno ha visto una singolare coincidenza con la giornata del malato nella scelta di annunciare la rinuncia al soglio pontificio proprio ieri, memoria della Madonna di Lourdes. Ma non ci sarebbe alcun collegamento con possibili malattie. Semplicemente ha ammesso la sua fragilità umana. E forse per questo non è mai stato così vicino alla gente comune. La decisione di Benedetto XVI inevitabilmente presta il fianco alle critiche. E spacca in due i fedeli, come del resto avvenne di fronte alla lenta agonia di Giovanni Paolo II, che fece una scelta diametralmente opposta, ovvero quella di portare avanti il suo ministero fino alla morte. In ogni caso, è una scelta che va rispettata. «Ho una grandissima ammirazione - ha commentato padre Lombardi - Il Papa è apparso molto concentrato in un momento così solenne. Ha dimostrato grande coraggio, libertà di spirito, consapevolezza della sua responsabilità. Benedetto XVI offre una grande testimonianza, la consapevolezza che i problemi della Chiesa nel mondo di oggi vanno affrontati con una forza più grande di quella che ha ora il Pontefice. Del resto - ha sottolineato - ha dimostrato grande rispetto nei confronti di chi, come il suo predecessore, ha fatto una scelta diversa, lo si intuisce quando afferma che il ministero petrino deve essere compiuto «non solo con le opere e con le parole ma non meno soffrendo e pregando». È importante - ha aggiunto il portavoce della S. Sede - cogliere la dimensione personale di questa decisione. È la prima volta che accade una cosa del genere ma questa non sarà una circostanza vincolante per il futuro». All'annuncio di Benedetto XVI ha risposto il cardinal decano del Sacro Collegio, Angelo Sodano. «L'abbiamo ascoltato con senso di smarrimento, quasi del tutto increduli. Nelle sue parole abbiamo notato il grande affetto che sempre ella ha portato per la Santa Chiesa di Dio, per questa Chiesa che tanto ha amato. Ora permetta a me - ha continuato - di dirle a nome di questo cenacolo apostolico, il collegio cardinalizio, a nome di questi suoi cari collaboratori, permetta che le dica che le siamo più che mai vicini, come lo siamo stati in questi luminosi 8 anni del suo pontificato». La scelta di Benedetto XVI apre comunque scenari inediti. Il «vescovo emerito di Roma» (questo dovrebbe essere il suo titolo) non avrà più alcun ruolo nel governo della Chiesa e, soprattutto, considerato lo stile pastorale e la riservatezza che hanno sempre contraddistinto Ratzinger, è assai improbabile che possa intervenire direttamente in questioni di rilievo. Tuttavia, la vicinanza, anche fisica, con il suo successore ha spinto osservatori poco accorti a paventare possibili scismi. Un pericolo, come ha ribadito, padre Lombardi, che non esiste semplicemente perché Benedetto XVI non sarà più il Pontefice. CONCLAVE SENZA FAVORITI La domanda che tutti si pongono in queste ore successive all'annuncio choc di Benedetto XVI è: e adesso che succede? Il futuro di Ratzinger è abbastanza delineato. Il Papa è nel pieno delle sue funzioni fino alle 20.00 del 28 febbraio e i suoi impegni, al momento, sono tutti confermati. Domani, Mercoledì delle Ceneri, giorno che segna l'inizio della quaresima, si terrà regolarmente l'udienza generale, prima uscita pubblica di Benedetto XVI dopo la rinuncia al pontificato. Nel pomeriggio alle 17 il Papa si recherà sull'Aventino, nella basilica di S. Sabina, per la tradizionale imposizione delle ceneri. Giovedì è in programma l'incontro con il clero romano, domenica l'Angelus poi inizieranno gli esercizi spirituali, programmati come ogni anno nel periodo quaresimale, che dureranno una settimana. Poi gli ultimi quattro giorni da Pontefice per Ratzinger che giovedì 28 febbraio lascerà il palazzo apostolico per recarsi a Castelgandolfo. Lì attenderà il completamento dei lavori del monastero Mater Ecclesiae, in Vaticano, dove risiederà il «Papa emerito». È la casa dove Giovanni Paolo II aveva voluto che vivessero alcune suore di clausura, che si alternavano ogni cinque anni (le ultime a viverci erano state le Visitandine). Quando Benedetto XVI si sfilerà l'anello piscatorio, simbolo del suo pontificato, inizierà la sede vacante. I tempi per l'elezione del successore saranno più brevi rispetto al solito, perché non essendoci i novendiali, cioé i nove giorni di lutto che seguono la morte del Pontefice, e i preparativi per le esequie, potranno cominciare subito le congregazioni dei cardinali in vista del conclave. E il nuovo Papa potrebbe essere eletto in tempo per la Settimana Santa (Pasqua è il 31 marzo). Il periodo di sede vacante vedrà decadere tutti i prefetti titolari dei dicasteri vaticani e il segretario di Stato. Il card. Bertone, tuttavia, avrà un ruolo chiave in questa fase in qualità di cardinale Camerlengo. Il governo della Santa Sede, infatti, viene affidato al collegio cardinalizio ma nessun cardinale assume le funzioni del Papa. L'ordinaria amministrazione, di natura consultiva, per il disbrigo degli affari pubblici della Chiesa, fino al nuovo successore di Pietro, viene gestita da tre cardinali che ruotano nei vari compiti (...).

Dai blog