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Il Papa: «Non manchi a nessuno l'amore che nasce dalla fede»

Ricevuti 300 volontari guidati da mons. Fisichella impegnati negli eventi dell'ultimo anno. A S. Marta ricorda i cristiani fedeli al Vangelo ma senza sconfinare nel fanatismo

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In attesa di incontrare, nel pomeriggio, il presidente russo Putin, Papa Francesco ha ricevuto questa mattina nella sala Clementina del Palazzo apostolico 300 volontari che hanno prestato il loro servizio nei numerosi appuntamenti per l'Anno della Fede che si sono tenuti in piazza San Pietro, con la partecipazione in totale di oltre 8 milioni e mezzo di persone. «L'Anno della fede che si è concluso ieri - ha detto Francesco ai giovani guidati da mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione - è stato per i credenti un'occasione provvidenziale per ravvivare la fiamma della fede, quella fiamma che ci è stata affidata nel giorno del Battesimo, perché fosse da noi custodita e condivisa. Durante questo Anno speciale avete speso con generosità parte del vostro tempo e delle vostre capacità, specialmente al servizio dei percorsi spirituali proposti ai vari gruppi di fedeli con appropriate iniziative pastorali. A nome della Chiesa vi ringrazio, e insieme ringraziamo il Signore per tutto il bene che ci dona di compiere». Il Papa ha ricordato che «la fede è il cardine dell'esperienza cristiana, perché motiva le scelte e gli atti della nostra vita; è la vena inesauribile di tutto il nostro agire: in famiglia, al lavoro, in parrocchia, con gli amici, nei vari ambienti sociali. Questa fede salda e genuina si vede specialmente nei momenti di difficoltà e di prova. Proprio nelle situazioni di sofferenza - ha sottolineato il Papa - se ci abbandoniamo a Dio con umiltà, noi possiamo dare una buona testimonianza». Poi il Pontefice ha esortato i volontari ad essere «testimoni che la fede in Cristo è capace di scaldare i cuori, diventando realmente la forza motrice della nuova evangelizzazione. Una fede vissuta in profondità e con convinzione tende ad aprirsi a vasto raggio all'annuncio del Vangelo: è questa fede che rende missionarie le nostre comunità. E in effetti c'è bisogno di comunità cristiane impegnate per un apostolato coraggioso, che raggiunga le persone nei loro ambienti, anche in quelli più difficili». Francesco ha osservato che «questa esperienza maturata in questo tempo di grazia (...) aiuta ad aprirci all'incontro con gli altri, soprattutto a quanti sono più poveri di fede e di speranza nella loro vita. Sono tante le persone che hanno bisogno di un gesto umano, di un sorriso, di una parola vera, di una testimonianza attraverso la quale cogliere la vicinanza di Gesù Cristo. Non manchi a nessuno questo segno di amore e di tenerezza che nasce dalla fede». Ma la fine di questo «anno straordinario» rappresenta in qualche modo un inizio, come ha sottolineato mons. Fisichella: questa esperienza «richiede un ulteriore impegno pastorale per risvegliare ancora di più nelle nostre comunità il senso missionario, guardando al grande compito dell'evangelizzazione nel mondo di oggi. Quella stessa fede - sottolinea l'arcivescovo - provoca a uscire dal torpore in cui spesso siamo rinchiusi, per andare a incontrare l'uomo là dove egli vive e diventare fermento e lievito di una vita nuova». Un impegno che si arricchisce con l'esortazione apostolica «Evangelii Gaudium» che sarà resa nota domani: «Esso richiede da noi un altrettanto grande sforzo - ha concluso Fisichella - perché il Vangelo diventi di nuovo scuola di umanità, per portare al nostro contemporaneo l'annuncio di amore e di misericordia che attende da sempre». Questa mattina nell'omelia a S. Marta il Papa ha ricordato che «i cristiani sono chiamati a scelte definitive, come ci insegnano i martiri di ogni tempo. E anche oggi i fratelli perseguitati sono di esempio per noi e ci incoraggiano ad affidarci totalmente al Signore». Ma allo stesso tempo ha messo in guardia da ogni fanatismo. Il Pontefice ha ricordato in proposito, come esempio, i giovani ebrei schiavi alla corte di Nabucodonosor la cui vicenda eroica (e dal lieto fine) è raccontata nel Libro di Daniele. «Nel loro rischio - ha detto il Papa ricordando che affrontarono il martirio della fornace ardente ma furono salvati da Dio - hanno scelto per il Signore, con un cuore grande, senza interesse personale, senza meschinità. Non avevano un atteggiamento meschino. Per loro il Signore è tutto e si affidarono a Lui ma non per una forza, mi permetto la parola, fanatica, no». Hanno scelto la fedeltà: «Una scelta - ha sottolineato Francesco - che vale nelle piccole cose come nelle scelte grandi e difficili».

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