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Sentenza Cucchi. Cancellieri: «Solidale con la famiglia»

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La sorella Ilaria annuncia il ricorso in appello dopo la condanna dei medici e l'assoluzione di poliziotti e infermieri. «È stato un processo a mio fratello Stefano, una tortura»

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Il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, esprime «grandissima solidarietà e grandissima partecipazione» per il dolore della famiglia di Stefano Cucchi, perché si rende conto «del dolore della persona, della sofferenza per un ragazzo morto». Il ministro ha aggiunto che è «donna delle istituzioni e quindi chiaramente non posso che portare rispetto a tutta l'attività che fa la magistratura: e per il rispetto che porto, accetto le sentenze e non entro nei giudizi del loro operato». La sentenza di mercoledì, con cui la corte di Assise di Roma ha assolto gli agenti di polizia penitenziaria e gli infermieri dell'ospedale Pertini, condannando solo i cinque medici per la morte in ospedale del ragazzo, fa ancora discutere. Oggi la famiglia di Cucchi ha tenuto una conferenza al Senato per annunciare il ricorso in appello. Il legale Fabio Anselmo ha definito il processo «un atto di tortura» per la famiglia di Stefano. «Dire che abbiamo fiducia sarebbe ipocrita - ha detto - Le mie previsioni di tre anni fa sono state rispettate ed ora non ho previsioni rosee per il futuro». Il legale ha ribadito che Stefano prima di essere arrestato «era in perfetta forma fisica, era stato in palestra e dopo cinque giorni è morto di fame». «Ci sembra una fiction, un film di fantascienza - ha aggiunto - Se stava bene come può essere morto solo ed esclusivamente perché non aveva voluto mangiare e bere, sarebbe morto per colpa sua». Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, è annunciato che lei e la sua famiglia non ha alcuna intenzione di mollare: «Non negheremo mai il pestaggio subìto da mio fratello, nessuno potrà mai permettersi di negarlo perchè le foto del corpo di Stefano parlano chiaro. Il fatto che lui, un attimo prima dell'arresto, facesse una vita del tutto normale parla chiaro. Lo sostiene addirittura l'avvocato degli imputati che ieri sono stai assolti, quindi è innegabile. Da quel momento fino all'abbandono dei medici, mio fratello è stato trattato non come un ultimo, ma peggio ancora di un ultimo. Si sono voltati dall'altra parte, come se non esistesse». Poi l'accusa ai medici: «Non devono sentirsi in alcun modo sollevati dal fatto che la loro pena è stata ridotta. I medici hanno una responsabilità gravissima, perché avrebbero potuto salvarlo e invece lo hanno visto come un tossico che non contava nulla, che non era nessuno e si sono voltati dall'altra parte, l'hanno lasciato morire in condizioni terribili, tra dolori atroci e soprattutto da solo. E l'avrebbero potuto salvare con pochissimo, ma non l'hanno voluto fare». Dal canto l'oro, i medici non se la sentono di essere gli unici a pagare. «Sono stati trovati capri espiatori per la morte di Stefano Cucchi, ma la responsabilità è del sistema». Lo sostiene Roberto Lala, presidente dell'Ordine provinciale di Roma dei medici-chirurghi e degli odontoiatri, commentando la sentenza del processo sul caso Cucchi. Una decisione, quella dei giudici, «che lascia più che perplessi». Anche il primario del Pertini, Aldo Fierro, condannato a due anni (pena sospesa) ha esternato il suo rammarico per la sentenza: «So solo che la colpa è solo nostra, solo dei medici. E meno male che non siamo delinquenti... Vedremo in futuro quello che succederà, faccio il medico da 40 anni, amo questo lavoro».

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