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Strage di Sannicandro: si indaga per omicidio plurimo

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L'ipotesi più accreditata è che il farmacista abbia ucciso i familiari prima di gettarsi in piscina ma non si esclude la pista della rapina finita in tragedia

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Non si fermano le indagini per chiarire cosa sia realmente accaduto venerdì sera a Sannicandro di Bari dove Michele Piccolo, farmacista di 55 anni, avrebbe ucciso la moglie e i due figli e poi si sarebbe suicidato. Gli inquirenti, infatti, non escludono alcuna pista e indagano su più fronti anche alla luce di nuovi elementi emersi dalle prime indagini. L'inchiesta aperta per omicidio plurimo dalla Procura di Bari starebbe verificando tutte le ipotesi compresa quella di una rapina finita in tragedia. I carabinieri stanno ascoltando familiari e conoscenti delle vittime per ricostruire le ultime ore di vita di Maria Chimienti, 55 anni, della figlia Letizia, 19 anni, e del figlio Claudio 24 anni. Uno scenario molto ampio al fine di assicurarsi in questa fase tutte le fonti di prova possibili. Secondo una prima ricostruzione, Michele Piccolo avrebbe ucciso la moglie e la figlia nelle loro rispettive camere da letto con colpi sparati alla testa e avrebbe atteso l'arrivo del figlio, che potrebbe essere avvenuto intorno alle 21,10, per sparare anche a lui. Il tempo trascorso dalla morte delle due donne a quella del giovane escluderebbe l'ipotesi di una rapina andata a finire male. Gli esami scientifici e soprattutto le autopsie potrebbero chiarire meglio questo aspetto decisivo della vicenda. L'altra domanda a cui le indagini dovranno rispondere è se Michele Piccolo, trovato morto nella piscina della villa, si sia suicidato o sia stato scaraventato in acqua da qualcun altro. Proseguono anche le ricerche della pistola calibro 3.80 con la quale, secondo gli investigatori, il farmacista avrebbe sterminato la propria famiglia. I carabinieri, con l'aiuto di unità cinofile, stanno eseguendo verifiche sia nella villa in contrada San Giovanni dove si è consumata la tragedia, sia nelle campagne limitrofe, dove il farmacista potrebbe averla gettata dopo aver ucciso i familiari e prima di suicidarsi gettandosi in piscina. Il ritrovamento della pistola è fondamentale per gli inquirenti perché è il tassello mancante dell'inchiesta. Si tratta della prova che manca per sostenere e rendere molto più solida la tesi dell'omicidio-suicidio. Inoltre un testimone avrebbe dichiarato ai carabinieri di avere visto Michele Piccolo e Maria Chimienti verso le 17.30 di venerdì mentre in automobile rientravano nella cittadina. Il particolare è fondamentale perché, se fosse confermato, si dovrebbe posticipare il primo atto della strage, quello in cui Piccolo avrebbe ucciso la moglie e la figlia Letizia mentre erano nelle loro rispettive camere da letto. Questo duplice omicidio sarebbe avvenuto, quindi, non alle 16 come un primo esame medico legale aveva ipotizzato, ma tra le 18 e le 21.

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