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Lazio, la maledizione del falconiere colpisce ancora

Da quando Olympia non vola più all'Olimpico risultati negativi dei biancocelesti

Luigi Salomone
Luigi Salomone

Giornalista per passione, Lazio, pollo arrosto con tante patate al forno, tradizione Roma Nord Ponte Milvio, Gesù e Maria al Fleming

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Gli scongiuri sono obbligatori anche se per qualcuno sarà solo una casualità ma la data del 10 gennaio ha segnato in modo indelebile la stagione della Lazio. Se dal punto di vista sportivo la sconfitta interna contro l’Inter del 16 dicembre dell’anno scorso ha fatto girare l’umore della squadra fino al crollo definitivo, se quella scoppola col prefisso della Capitale ha insinuato nella mente dei calciatori dubbi sull’interpretazione del modulo troppo offensivo, il caso del falconiere con il volo interrotto della splendida aquila Olympia prima delle partite ha sicuramente bloccato i fluidi positivi che quello show determinava. Da 35 anni la Lazio non aveva una striscia così negativa nelle partite giocate all’Olimpico davanti al proprio pubblico che, peraltro, è stato sempre vicino alla banda di Baroni. Inutile negare che più di un tifoso ha pensato a questa pericolosa coincidenza con il calo in campionato. 
Era il 10 gennaio, Lazio-Como poi finita 1-1 e Bernabè aveva liberato in volo l’aquila biancoceleste prima di fuggire a metà gara (dopo si è scoperto che era stato a un matrimonio per strappare un gettone di presenza). Il giorno dopo la partecipazione a un evento in Campidoglio per il compleanno numero 125, in quella data funesta ci fu lo strappo definitivo. Di martedì, all’insaputa del club e anche dei suoi più stretti collaboratori, l’operazione per la protesi peniena con tanto di video e foto uscite sui vari social. La rottura, la rabbia dei tifosi e quella del presidente Lotito che giustamente ha chiuso il rapporto. Però, da quel momento, i risultati all’Olimpico della Lazio, senza quel volo beneaugurante all’inizio delle partite con tanto di atterraggio sicuro sul trespolo pieno di pezzi di salmone fresco, sono stati deludenti dando inizio a un crisi culminata domenica con la sconfitta contro il Lecce. Il ko interno contro la Fiorentina poi decisivo per la perdita anche del posto nella coppetta europea di consolazione, una serie interminabile di pareggi contro Napoli, Udinese, Torino, Roma, Parma e Juventus fino al triste epilogo: fuori da tutto. La notte beffarda col Bodo, quella difficile col Viktoria Plzen, anche in quel caso un pari sofferto) confermano il dato negativo. 
Per gli scaramantici c’è la certezza che l’assenza dell’aquila abbia contribuito a una stagione via via diventata fallimentare dopo otto anni consecutivi di Europa. Adesso i bilanci, le valutazione del club, un allenatore in bilico, la voglia di fuga di qualche big, l’amarezza della gente laziale tradita quando pensava di aver trovato il gruppo giusto per rinascere dopo l’effimera esperienza sarriana. C’è bisogno di idee, per carità, ma servono soldi e voglia di investire per allontanare le ombre di un futuro incerto. Le scuse del comunicato sono giuste, un passo avanti clamoroso del presidente ma ora i fatti: un allenatore di alto livello e un mercato intelligente che possa provare a far sognare tifosi sempre più intristiti.
 

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