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Beyoncé e Taylor Swift: perché le regine del pop finiscono nella bufera

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

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Sono prime in classifica, vendono milioni di dischi ma vengono travolte dalle polemiche. Luci e ombre delle regine del pop. Beyoncé è protagonista di una svolta country ma negli Usa è stata boicottata dalle radio dedicate a quel genere musicale. Taylor Swift ispira il nuovo album al Romanticismo, lo arricchisce di riferimenti letterari ma viene criticata per un presunto uso scorretto della lingua inglese. Sulle piattaforme digitali Beyoncé e Taylor Swift sono pronte a farsi la guerra con «Act II: Cowboy Carter» e «The Tortured Poets Department». Ma non è tutto oro quello che luccica. È bastato annunciare titolo e genere dei loro due album per attirare non solo ovazioni e like social ma anche contestazioni e pregiudizi.

La prima a doversi «difendere» è stata Queen Bey che ha affrontato le polemiche a sfondo razziale e l’ostracismo di parte della comunità country a stelle e strisce. Non è bastata neppure la citazione di Linda Martell, la prima cantante nera country. Beyoncé si è esibita su «Daddy Lessons» ai Country Music Association Awards insieme ai Dixie Chicks ma la performance ha sollevato l’indignazione della comunità in quanto il genere musicale è prevalentemente associato alla cultura degli Stati più bianchi. «Quest’album è nato da un’esperienza che ho vissuto anni fa in cui non mi sono sentita la benvenuta ed era molto chiaro che non lo ero - ha raccontato la star texana - Ma a causa di quell’esperienza ho fatto un’immersione profonda nella storia della musica country e ho studiato il nostro ricco archivio musicale. Le critiche che ho affrontato quando sono entrata per la prima volta in questo genere mi hanno costretta a superare i limiti che mi erano stati posti. “Cowboy Carter” è il risultato di una sfida con me stessa e del tempo che mi sono presa per fondere i generi». Di nemici, però, ne ha dovuti superare tanti. Primi tra tutti i deejay delle radio Usa che hanno boicottato il suo singolo «Texas Hold ‘Em». Ma non è bastato. La signora Jay-Z è diventata la prima donna nera in vetta alla classifica Billboard Hot Country: «Mi sento onorata di essere la prima donna nera con un singolo numero uno nella classifica Country - ha confessato Beyoncé - La mia speranza è che, tra qualche anno, sia irrilevante la menzione del colore della pelle in relazione ai generi musicali. Spero che possiate sentire il mio cuore, la mia anima e tutto l’amore e la passione che ho riversato in ogni dettaglio e ogni suono». Lo stesso desiderio che ha Taylor Swift. Il prossimo 19 aprile pubblicherà il suo nuovo album intitolato emblematicamente «The Tortured Poets Department». Ma neanche lei sta avendo vita facile. Ancor prima della pubblicazione, attorno al titolo si è scatenata una guerra linguistica sull’uso della corretta grammatica inglese. In molti contestano la mancanza dell’apostrofo del genitivo sassone dopo la parola «poets». Per questo sono stati perfino scomodati docenti come Amy Nawrocki della Bridgeport University del Connecticut. Lei ha difeso la correttezza grammaticale del titolo poiché la parola «poets» sarebbe usata come aggettivo quindi senza necessità dell’apostrofo del genitivo sassone. Ma sui social le polemiche non si placano. Con buona pace di licenze poetiche e libera invenzione artistica. E pensare che Taylor Swift ha anche una laurea honoris causa conferitale dall’Università di New York. Chissà cosa ne pensa il Premio Nobel Bob Dylan.

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