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Pink Floyd, 50 anni fa la svolta di “Meddle“

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

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Tutto nacque da una nota sola al pianoforte suonato da Richard Wright. Un suono che proveniva da un’altra dimensione, un altrove. Una sorta di big bang musicale che avrebbe portato a compimento la mutazione dei Pink Floyd dalla psichedelia al rock progressivo. «Meddle» compie 50 anni il 31 ottobre e, quando il basso di Waters comincia a vibrare, la magia di «One of These Days» ci catapulta nell’atmosfera onirica e sperimentale di uno degli album cardine della storia del rock.

Proprio a cavallo tra gli anni Sessanta e i Settanta la band di Roger Waters e David Gilmour cambia pelle. Le atmosfere psichedeliche barrettiane dei primissimi album vengono progressivamente abbandonate per sperimentare lunghe cavalcate elettriche nate con l’ispirazione del nascente gusto progressivo. È un percorso lento e tortuoso intrapreso già in «Atom Heart Mother» ma è solo con «Meddle» che i musicisti britannici compiono la scelta di campo definitiva e consapevole.

L’album fu la vera rivelazione delle potenzialità ancora largamente inespresse della band. «Echoes» è una suite di oltre 23 minuti che occupa il secondo lato e sviluppa ulteriormente il discorso iniziato da «Atom Heart Mother». Il brano è definito da Waters come un «poema epico sonoro» ed è considerato da molti fan il vero capolavoro del gruppo. Parlando di «Meddle», Mason lo definisce «il primo vero album dei Pink Floyd. Ha introdotto l’idea di un tema che si può ripetere».

A metà tra sperimentazione e melodia, tra i brani dell’album spicca anche «Fearless» che si segnala per il testo di Waters e Gilmour e per l’inserimento di un coro dei tifosi del Liverpool: «You’ll never walk alone». «Meddle» fu accolto positivamente dalla critica e apprezzato dai fan e raggiunse presto la terza posizione nel Regno Unito e la 70esima negli Usa. Tra le tracce compare anche «Seamus», un blues classico a cui partecipa anche un cane di nome Seamus, con latrati e ululati che fanno da contrappunto alla chitarra. Lo stesso brano verrà eseguito anche in «Live at Pompeii» con un altro cane e prenderà il titolo di «Mademoiselle Nobs» dal nome del levriero in questione.
Dopo l’episodio di «A Saucerful of Secrets», «Meddle» è un nuovo album collettivo i cui brani, abbozzati singolarmente, vengono poi rielaborati e rifiniti in studio tutti insieme mantenendo l’impronta progressive. Poiché la preparazione dell’album si protrasse durante tutto l’anno per gli innumerevoli concerti che videro impegnata la band fino a novembre, per esigenze commerciali nacque «Relics», una raccolta di brani composti tra il 1967 e il 1969 e contenente un solo inedito: «Biding My Time».

La copertina di «Meddle» è l’unica firmata dai Pink Floyd (come scritto sulla stessa copertina) che rifiutarono la proposta iniziale di Storm Thorgerson e suggerirono un primo piano ravvicinato di un orecchio sott’acqua, fotografato da Bob Dowling. Thorgerson, che curò l’aspetto grafico finale, si dichiarò in seguito insoddisfatto del risultato. E anche di questa chicca si parla nella nuova edizione di «Mind over matter», vero e proprio compendio della storia visuale dei Pink Floyd. Il volume appena ristampato non si limita a celebrare il più grande gruppo rock della storia ma racconta attraverso immagini spesso inedite e testimonianze di prima mano l’incontro tra due team geniali come lo studio Hipgnosis e i Pink Floyd: il racconto di una storia leggendaria che continua ad emozionare ancora. A 50 anni di distanza.

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