
Garlasco, “il Dna sulle unghie è il suo”: il superconsulente del caso Yara punta su Sempio

Il Dna sulle unghie di Chiara Poggi "appartiene certamente ad Andrea Sempio". A sostenerlo con convinzione, tanto da metterlo nero su bianco in una super consulenza richiesta dai magistrati pavesi diretti dal procuratore Fabio Napoleone, è Carlo Previderé, il genetista dell'Università di Pavia che analizzò il profilo genetico di Ignoto 1 attraverso il quale gli inquirenti risalirono a Massimo Bossetti, condannato per l'omicidio di Yara Gambirasio. È proprio al superconsulente che, alla fine del 2023, si sono rivolti l’aggiunto Stefano Civardi e la pm Valentina De Stefano, al fine di dissipare i dubbi sulla posizione di Sempio, finito nel 2017 in un'indagine lampo per l'omicidio di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di Garlasco, avviata dopo un esposto presentato a fine dicembre 2016 dalla madre di Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara condannato per il delitto a 16 anni di galera.
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La mamma di Stasi aveva chiesto agli inquirenti di indagare sull'amico di Marco Poggi dopo che una perizia di parte, affidata dalla difesa di Stasi a un laboratorio genetico di fama internazionale, aveva certificato che il cromosoma Y rilevato su due porzioni di unghie della vittima sarebbe riconducibile al Dna di Sempio, prelevato di nascosto da un investigatore privato. I magistrati pavesi, prima di riaprire il fascicolo e iscrivere nuovamente Sempio nel registro degli indagati, hanno dunque richiesto la consulenza, al termine della quale Previderé non ha avuto dubbi. Per il consulente quella traccia è riconducibile all'indagato.
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Inoltre le sue analisi escludono che il Dna appartenga a Stasi. Secondo la super consulenza in mano alla procura di Pavia, "le tracce di Dna maschile repertate nelle unghie della vittima sono utilizzabili per la comparazione genetica". Previderé sottolinea che "le tracce di Dna maschile repertate nelle unghie della vittima sono utilizzabili per la comparazione genetica" e che "uno dei cinque aplotipi repertati, e precisamente quello relativo ad Andrea Sempio, risultava compatibile con quelli ottenuti dai margini ungueali della vittima". Una conclusione che, ora, smentisce l'unica perizia esistente sul materiale genetico, quella di Francesco De Stefano, effettuata prima della condanna di Stasi, secondo cui il materiale genetico a disposizione era "illeggibile" in quanto troppo "degradato".
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