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Guerra, “come ai tempi del Vietnam”. La paura del conflitto vicino la base Usa a Pisa

Gabriele Imperiale
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La guerra è sempre più vicina e nel nostro paese circolano sempre più armi. La pensano così a San Piero La Vettola in provincia di Pisa, sede di uno dei più grandi depositi di munizioni e armamenti dell’esercito americano in Europa. Una lunga fila di veicoli militari, mezzi destinati ai campi di battaglia di mezzo mondo arrivati di recente via mare. La maggior parte sono HMMV, la vettura militare di base dei Marines statunitensi, sbarcati a Genova da un cargo con destinazione Camp Darby, in Toscana. E nella frazione toscana, i cittadini non si sentono più al sicuro e parlano di movimenti che non si vedevano da decenni, dalla guerra del Vietnam. A raccogliere le loro testimonianze Fuori dal coro, il programma di Mario Giordano su Rete 4, che con il suo inviato ha documentato quello che sta accadendo fuori dalla base. “Questa nostra zona – sottolinea Alberto Madrigali, segretario Arci Vettola – è al centro di tutta una serie di attività militari che è chiaro che la guerra si sente che è vicina”. Un vecchio incubo, quello della guerra, che nella percezione dei cittadini è ritornato a disturbare la loro quiete. 

 

 

Da anni a battersi contro la presenza della base militare sono i comitati locali. “Abbiamo concreto timore che, in caso di guerra, le aree limitrofe alle zone delle basi militari siano i primi obiettivi sensibili – spiega Federico Giusti del comitato ‘No Camp Darby’ –. Abbiamo anche chiesto di conoscere un piano di evacuazione in caso di rischio nucleare perché non sappiamo che cosa ci sia dentro la base militare”. Preoccupazioni rimaste al momento inascoltate. Ma San Piero, dice il cronista Mediaset, è solo un “piccolo ingranaggio in un meccanismo molto più grande”, quello del mercato delle armi, in cui l’Italia “è un protagonista globale”. Francia, Stati Uniti, Arabia Saudita, Gran Bretagna e Turchia sono i nostri maggiori acquirenti. Un volume di affari da oltre sei miliardi euro nel solo 2023; un mercato dove l’Italia primeggia nell’esportazione di materiale di tipo aeronautico, di quello navale e delle armi leggere. Esportazioni che di conseguenza fanno lievitare “le spese militari” del nostro paese. 

 

 

Ma le armi non sono l’unica risorsa che l’Italia mette in campo e lo ha chiarito il generale Francesco Paolo Figliolo al Senato: “La difesa per il 2024 partecipa o è pronta a fornire il proprio contributo a 41 missioni e operazioni internazionali. Saranno impiegati in media circa 7800 unità, con un contingente massimo autorizzato di 12.000 unità”. Dati in crescita e che cresceranno, o almeno così sembrerebbe se si sente il parere dell’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, espresso in commissione Difesa, e riportato nel servizio di Fuori dal coro: “Abbiamo abbastanza uomini? No, assolutamente no. Son cambiati i tempi, son cambiate le minacce”. E a specifica domanda della commissione “Quindi ha fatto la richiesta per avere più uomini?” risponde: “Si e io continuerò a chiederlo fin quando non mi cacciano”. Cronista che conclude il suo reportage sottolineando: “Un messaggio chiaro, la pace anche da noi sembra essere finita”. Gli fa eco un cittadino di San Piero La Vettola, che chiude la questione con tragico realismo: “Se dovessero colpire lì, si sparisce tutti, stia tranquillo”.

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