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"Non devi vivere all'occidentale", e giù botte. Il caso di cui la sinistra non parla

Christian Campigli
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La dimostrazione plateale, evidente, indiscutibile del totale fallimento del mantra perpetrato dalla sinistra negli ultimi trenta anni. L'integrazione, millantata come un passaggio immediato, ovvio, spontaneo è, in realtà, un percorso lungo ed impervio. Che, va detto senza timore di errore, molti immigrati non vogliono compiere. Perché considerano, dal loro punto di vista anche legittimamente, i propri usi, costumi e tradizioni superiori ai nostri. Una presa di coscienza che, inevitabilmente, poi si scontra con la realtà di tutti i giorni. E genera mostri.

 

Come nel caso di Firenze: nel capoluogo toscano un 54enne marocchino è stato condannato a otto anni di galera per avere, per anni, vessato e picchiato moglie e figlia che si truccava e voleva vivere “all’occidentale“. Violenze continue, morali e fisiche, portate avanti in nome di Allah e di una folle interpretazione del Corano e della fede islamica. Anche il matrimonio con la donna, di dieci anni più giovane, era stato combinato dalle rispettive famiglie. Alla faccia del patriarcato e delle intellettuali di sinistra, pronte a scendere in piazza contro la cultura cattolica, ma mute di fronte a certe dinamiche. Perché? La risposta è davvero semplice: una presa di posizione sconfesserebbe, de facto, i richiami continui all'immigrazione di massa, all'abolizione dei confini, alla cieca difesa delle Ong.

 

Per comprendere la follia di certi estremisti, basta leggere la sentenza di condanna di questo immigrato. Durante le quattro gravidanze, alla donna era assolutamente vietato di sottoporsi persino ai normali controlli di routine. L'idea che, in ospedale, un uomo potesse toccarla in certe parti del corpo o, semplicemente, vederla nuda, rappresentava per l'ottusa mentalità del marocchino un insulto alla sua religione. E al suo dio. Inconcepibile che la moglie si trovasse un lavoro per rendersi autonoma. Un delirio che ha coinvolto anche la figlia più grande. Il padre-padrone non tollerava che lei andasse a festeggiare il compleanno da un’amica anziché pulire la casa. Un episodio che portò il marocchino a rompere sulla schiena dell'adolescente, il manico di una scopa. Un incubo che non si è trasformato in tragedia solo per il coraggio delle donne. E alla loro denuncia. 

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