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Giulia Cecchettin, "gioco penoso" del Pd. Capezzone affonda la sinistra

Gabriele Imperiale
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“Adesso di tutto c’è bisogno tranne che dello sfregio postumo di una rissa politica”. Il direttore editoriale di Libero, Daniele Capezzone, condanna le strumentalizzazioni politiche sull’omicidio di Giulia Cecchettin. “Ieri mattina Libero aveva messo tutti in guardia: per favore, almeno stavolta, nessuna strumentalizzazione – scrive l’ex deputato di Forza Italia – Gli omicidi, i femminicidi, non sono né di destra né di sinistra, lo capisce qualunque persona ragionevole”. Strumentalizzazioni che, secondo Capezzone, sarebbero arrivate da sinistra e le definisce “dichiarazioni infelici e francamente fuori luogo”. Sul banco degli accusati anche Elly Schlein “pure lei – a caldo – lanciatissima contro il ‘patriarcato’, anche se più tardi – sottolinea il direttore – la stessa segretaria del Pd si era positivamente affrettata ad attenuare, a cambiare registro, a offrire collaborazione”.

 

Capezzone nel suo editoriale rileva: “La verità è che addosso alla famiglia Cecchettin è precipitato tutto il dolore del mondo – e ricorda – a tutti gli altri, a noi tutti, è richiesto di essere all’altezza di questa prova atroce a cui Gino e i suoi cari sono stati ingiustamente chiamati dalla sorte”. Comprensibile per il direttore lo sfogo della sorella di Giulia, Elena, che in una storia su Instagram “non ha purtroppo usato parole felici – ma di fatto – ha polemizzato con Matteo Salvini” per un suo commento alla vicenda e il mancato sostegno delle forze di centrodestra alla convenzione di Istanbul. A Elena va “tutta la nostra vicinanza e il più autentico e profondo rispetto”, scrive il giornalista. 

Ma “proprio questo rispetto esige che siano ricordate tre elementari verità: non a Elena, ma soprattutto a chi – di nuovo strumentalizzando – ha cercato di usare le parole della ragazza per scatenare una rissa indecorosa”, scrive il direttore. Il primo punto: il ministro delle infrastrutture “non ha dubitato di niente, ma ha semplicemente ricordato un elementare principio di civiltà giuridica” dice Capezzone. Il secondo: Lega, Fi e Fdi si sono astenuti sulla convenzione perché la risoluzione “rischiava di fare da cavallo di Troia di alcune forzature in materia di gender” e – sottolinea l’ex deputato – “nessuna convenzione internazionale avrebbe purtroppo salvato la vita di Giulia dal suo feroce assassino”. 

E infine terzo punto: “smettiamola di criminalizzare i maschi in quanto tali. Qui c’è un assassino conclamato (Filippo): è lui che deve stare sul banco degli imputati, non il genere maschile. Colpevolizzare i maschi in blocco, aggredire un genere in modo indistinto, far pensare che gli uomini – tutti – si dividano tra assassini e potenziali assassini, è un’offesa all’intelligenza di tutti, in primo luogo delle donne” attacca il direttore. 

 

“Non abbiamo alcun bisogno di una generalizzata jihad anti-maschile – conclude Capezzone – è pieno di famiglie, luoghi di lavoro, ambienti umani e professionali dove uomini e donne convivono, competono, si incontrano, si scontrano, senza che vi siano comportamenti criminali. E non dispiaccia a nessuno (oso sperare): ma la regola, la normalità, è questa”. Infine, un invito a tutte le parti in causa: “Per favore, almeno stavolta, non cerchiamo la rissa, non buttiamola in caciara. Non ne verrebbe niente di buono: finiremmo solo per dovercene vergognare”.

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