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Dl caro voli, le compagnie aeree si ribellano: “Misure punitive e contrarie alle norme Ue”

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«Perplessità circa le modalità di normazione ed i contenuti della bozza del Decreto» sono state espresse da Ibar (Italian Board of Airlines Representatives) e Assaereo (Associazione Nazionale Vettori e Operatori del Trasporto Aereo), in rappresentanza del settore dei vettori aerei operanti nel mercato italiano, con riferimento alle indiscrezioni emerse nei giorni scorsi circa le previsioni, contenute nella bozza del ‘Dl Asset e Investimenti’ circolata venerdì 4 agosto scorso, relative ad interventi in materia di determinazione dei prezzi dei biglietti aerei. Le associazioni auspicano «che le disposizioni ipotizzate possano essere rivalutate a seguito di un costruttivo confronto, da tenersi anche in tempi strettissimi, al fine di individuare soluzioni che contemperino, nel rispetto delle normative applicabili, il preminente interesse alla mobilità dei cittadini italiani con gli interessi dei vettori aerei, che investono risorse e mezzi nel mercato italiano proprio per contribuire a tutelare tale diritto alla mobilità». 

 

 

In merito alle modalità, le associazioni ritengono «che non ricorrano i presupposti per una decretazione d’urgenza come quella del decreto-legge dal momento che, intervenendo le disposizioni dell’art. 1 su periodi di ‘picco di domanda legata alla stagionalità o in concomitanza di uno stato d’emergenza nazionale’, i picchi di domanda relativi alla stagione estiva sono di fatto già superati». Inoltre, sottolineano le compagnie aeree, «tale decretazione arriva in assenza di un preventivo confronto con i vettori rappresentati dalle scriventi associazioni, che avrebbe potuto restituire informazioni approfondite circa le prassi dell’industria e individuare soluzioni meno punitive per il settore, che ha scontato negli ultimi anni pesanti difficoltà a causa prima della pandemia da Covid-19 e poi per le conseguenze dello scoppio del conflitto in Ucraina quali aumenti spropositati dei costi dei materiali e del carburante». 

 

 

In secondo luogo, sottolineano Ibar e Assaereo, «le previsioni del decreto-legge parrebbero, qualora fossero confermate, in contrasto con le normative di settore applicabili, in particolare dell’art.22 del Regolamento Ce 1008/2008 recante norme comuni per la prestazione di servizi aerei nella Comunità che consente ai vettori titolari di licenza di trasporto aereo rilasciata da uno Stato membro dell’Unione europea di scegliere le rotte sulle quali operare e di fissare liberamente le tariffe per il trasporto passeggeri e merci. La possibilità di calmierare il costo dei biglietti aerei è consentita esclusivamente attraverso l’imposizione di oneri di servizio pubblico qualora ricorrano i presupposti di cui all’articolo 16 del Regolamento citato». «Giova ricordare che l’industria del trasporto aereo opera in un contesto generale di mercato libero e deregolamentato, come definito nel ‘Terzo pacchetto di misure di liberalizzazione dei Trasporti Aereo’ definito dalle istituzioni comunitarie nel 1992 e riorganizzato proprio con il Regolamento Ce 1008/2008, che ha portato in questi anni benefici enormi in termini di livelli di occupazione, incremento di frequenze e collegamenti commerciali, aumento della concorrenza e, cosa più importante, accesso al mezzo di trasporto aereo esteso alla stragrande maggioranza dei cittadini italiani ed europei. Eventuali tentativi di limitare le libertà del settore e la concorrenza che lo contraddistingue potrebbero generare impatti negativi sull’offerta e sui prezzi dei biglietti, a danno della libera circolazione dei cittadini, dell’occupazione diretta e dell’indotto nel settore», sottolineano in conclusione le compagnie, colpite dalle mosse del governo Meloni.

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