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Figliuolo, torna il generale degli alpini che piace a Meloni

Alessio Buzzelli
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Prima del marzo del 2021 inpochi, addetti ai lavori a parte, conoscevano il Generale Francesco Paolo Figliuolo, nato a Potenza l’11 luglio 1961 e all’epoca Comandante Logistico dell’Esercito Italiano. L’Italia era in pena pandemia e l’allora Premier Mario Draghi, dopo aver silurato Domenico Arcuri, scelse proprio il Generale lucano come nuovo “Commissario Straordinario per l’emergenza Covid-19”, cogliendo di sorpresa un po’ tutti. Da quel momento in poi, anche in virtù del delicato ruolo che aveva accettato di ricoprire in quel frangente, Figliuolo ha iniziato a rappresentare nell’immaginario collettivo italiano una sorta di uomo della Provvidenza, il paradigma vivente di quel “servitore dello Stato”, come lui stesso si è definito, che appare all’improvviso per risolvere con rigorosa imparzialità le situazioni più complesse (come, ad esempio, la campagna vaccinale).

 

E la recentissima nomina a Commissario per la ricostruzione post-alluvione in Emilia Romagna non ha fatto che confermare e, forse, persino rafforzare questa sua immagine: dal Governo Draghi a quello Meloni, Figliuolo continua ad essere l’asso nella manica da tirare fuori nei momenti critici, il generale super partes che può essere invocato ogni volta che ce n’è bisogno da destra come da sinistra, che mette d’accordo tutti senza scontentare nessuno. Insomma, un nome di mediazione, trasversale, affidabile e d’esperienza, perfetto per evitare rischiosi scontri politici in situazioni assai delicate come quella dell’emergenza post-alluvione. D’altra parte, il Generale Figliuolo non è lì per caso: il suo è infatti un curriculum di livello altissimo, essendo arrivato, durante sua lunga carriera militare, a ricoprire incarichi apicali (per prestigio e importanza strategica) e accumulando una grande esperienza in vari campi, specie in quello della logistica. Le sue prime esperienze di comando iniziano nel Gruppo Artiglieria “Aosta”, a Saluzzo, del quale diventerà poi Comandante tra il 1999 e il 2000, conducendo l’Unità in missione in Kosovo, nell’enclave serba di Goraždevac

 

. Tra il 2004 e il 2005, come comandante del 1º Reggimento artiglieria terrestre da montagna e con il grado di Colonnello, guiderà un’altra missione internazionale, questa volta in Afghanistan, in qualità di responsabile del contingente italiano. Dopo essere stato nel 2011 comandante della Brigata alpina "Taurinense", Figliuolo diviene, 3 anni dopo e fino al 2015, il 19º Comandante delle forze NATO in Kosovo, per ricoprire subito dopo, fino al maggio 2016, il ruolo di Capo Reparto Logistico dello Stato maggiore dell'Esercito. Successivamente entra quindi nello staff del Capo di stato maggiore della Difesa e, dopo la promozione generale di corpo d'armata, il 7 novembre del 2018 viene nominato comandante logistico dell'Esercito. A coronamento di cotanta carriera, nel 2021 Figliuolo riceve la rarissima e ambitissima quarta stella e, su proposta del Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, viene nominato al vertice del “Comando Operativo del Vertice Interforze”, “ramo” strategico della Difesa che si occupa di pianificazione, coordinamento e direzioni di operazioni militari in Italia e all’estero. Tre lauree all’attivo (Scienze Politiche, Scienze Strategiche e Scienze Internazionali e Diplomazia) e commendatore al Merito della Repubblica Italiana, Figliuolo durante la sua carriera è stato anche insignito di diverse onorificenze, tra cui la Decorazione di Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia, la Croce d'Oro ed la Croce d'Argento al Merito dell'Esercito e il “Nato Meritorius Service Medal”. 

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