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Migranti, stangata del Tar alle Ong: “La scelta del porto sicuro la fa il governo”

Christian Campigli
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Una sentenza storica. Che sancisce un prima e un dopo. Una sliding door che potrà risultare decisiva nella gestione dei flussi migratori. E che stabilisce un principio semplice, logico, evidente, ma contestato da sempre dalla sinistra italiana: i porti di attracco vengono decisi dal Ministero degli Interni. E non dalle Ong. Non vi è alcuna illegittimità nei provvedimenti con i quali, a inizio anno, le autorità del nostro Paese hanno assegnato i porti di Ancona e La Spezia alla Geo Barents, la nave di Medici senza Frontiere. Sono infatti stati respinti dal Tar del Lazio entrambi i ricorsi presentati dalla Ong. Il tribunale amministrativo ha ribadito come sia «evidente e innegabile» che spetti al Viminale (attualmente guidato dal ministro Matteo Piantedosi) assegnare il porto in quanto «le operazioni di soccorso vanno inquadrate nel più ampio e complesso contesto del fenomeno migratorio via mare» che oltre al soccorso prevede anche l’accoglienza, l’ordine pubblico e la gestione generale del fenomeno migratorio. Ma non basta.

 

 

Il Tar del Lazio ha evidenziato che «non convince l’architrave logico secondo il quale la nozione di porto sicuro coinciderebbe necessariamente con quello più vicino alla zona di soccorso». Questo è un punto nodale della sentenza. La sinistra e le Ong hanno più volte gridato allo scandalo quando il Viminale ha cercato di distribuire gli sbarchi anche in città e in regioni non meridionali. Per evitare che gli hotspot di Lampedusa o Porto Empedocle, ad esempio, si riempissero eccessivamente. Le accuse di voler aumentare i tempi di navigazione e di voler far sbarcare i migranti «in città amministrate dalla sinistra» risultano così ancora più folli.

 

 

Scorrendo la decisione dei giudici si nota un passaggio rilevante, quando viene ribadito come manchi «una definizione chiara e internazionalmente condivisa di porto sicuro indissolubilmente legata al concetto di porto più vicino». Il Tar del Lazio mette la parola fine alle polemiche quando scrive che il Ministero, in entrambi i casi, ha provveduto ad una «corretta applicazione del principio del porto sicuro», perché ha considerato una serie di fattori essenziali. «La sollecita definizione delle operazioni preordinate all’assegnazione del porto per garantire la breve durata dei soccorsi. Le dimensioni della Geo Barents, una nave idonea ad affrontare in sicurezza un più lungo tragitto, la mancata segnalazione da parte della Ong di urgenze a bordo». Ed infine, «l’impossibilità per i centri di accoglienza vicini alla zona del soccorso di ospitare migranti e la necessità di ricollocarli».

 

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