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Morti Covid, “tradita la memoria delle vittime”. Chiesta l'archiviazione per Conte e Speranza

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La Procura di Brescia ha chiesto l’archiviazione per Giuseppe Conte e Roberto Speranza nell’ambito dell’inchiesta bergamasca pendente davanti al tribunale dei Ministri con le accuse di omicidio ed epidemia colposi e rifiuti d’atti d’ufficio, coindagati con 17 persone per la gestione della pandemia di Covid. La decisione del collegio del tribunale presieduto dalla giudice Mariarosa Pipponzi potrebbe giungere dopo la metà di giugno. L’ex premier e leader del Movimento 5 Stelle è assistito dall’avvocato Caterina Malavenda, mentre per l’ex ministro della Salute un collegio difensivo a due con il professor Guido Calvi e l’avvocato Danilo Leva.

 

 

«Questa non è giustizia, con questa richiesta è stata tradita per l’ennesima volta la memoria dei nostri cari e il loro sacrificio», la reazione dei familiari delle vittime del Covid dell’Associazione #Sereniesempreuniti sulla richiesta di archiviazione. «Ricordiamo - aggiungono i parenti - che la Procura di Bergamo, partendo anche dai nostri esposti, ha lavorato 3 anni a questa maxi indagine che coinvolge politici e funzionari a tutti i livelli. Le responsabilità accertate che hanno causato le morti dei nostri cari sono inconfutabili. Anche noi, con i nostri legali, da 3 anni ci battiamo per fare memoria e per ottenere la verità. Ora toccherà al Tribunale dei Ministri esprimersi, la questione non è chiusa, confidiamo nella presa di coscienza di quanto accaduto, perché il Covid19 non è stato uno tsunami come ci vogliono far credere: molte morti si sarebbero dovute evitare e qualcuno è responsabile di ciò».

 

 

Il team dei legali, formato dagli avvocati Consuelo Locati, Giovanni Benedetto, Luca Berni, Piero Pasini, Alessandro Pedone, alza ancora la voce: «Attendiamo la decisione del Tribunale dei Ministri e di capire le motivazioni della richiesta avanzata dalla Procura di Brescia soprattutto a fronte delle evidenze documentali contestualizzate in un’indagine di tre anni espletata in modo approfondito e coraggioso dalla Procura di Bergamo». «Come figlia di una vittima - conclude l’avvocata Locati - personalmente sento questa richiesta poco rispettosa, sotto il profilo squisitamente umano, della memoria delle vittime e dei familiari sopravvissuti che chiedono che la verità emerga all’esito di un procedimento in contraddittorio, come prevede peraltro un ordinamento democratico».

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