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Gli “squadristi” del clima: cercano di impedire ai ministri di parlare e danneggiano i monumenti

Dario Martini
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Dicono di battersi contro il cambiamento climatico e per farlo cercano di impedire agli altri di esprimere liberamente il loro pensiero. Meglio se il tentativo di mettere il bavaglio avviene ai danni dei ministri. Ci sono riusciti sabato scorso al Salone del Libro di Torino, quando alcune femministe, attiviste di movimenti come Extinction Rebellion e Fridays For Future, sono riuscite a bloccare la presentazione del libro della ministra per la Famiglia e la Natalità Eugenia Roccella. Ieri è andata peggio a un piccolo gruppo di studenti della Federico II di Napoli, che hanno cercato di irrompere nell’università dove il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano teneva una lectio magistralis dal titolo «Cultura di massa e politica culturale». Una ventina di studenti si è radunato e ha iniziato ad intonare cori contro il ministro. I manifestanti hanno portato anche uno striscione con sopra scritto: «Quale cultura su un pianeta che muore, fuori i fascisti dall’università». È stato necessario l’intervento della polizia che ha composto un cordone di sicurezza sulle scale impedendo l’ingresso ai contestatori.

 

 

Quale fosse la colpa che imputavano a Sangiuliano non è dato saperlo. Forse non hanno gradito il fatto che il ministro abbia definito un «atto gravissimo» quanto accaduto alla collega Roccella, perché «non è silenziando chi la pensa in maniera diversa dalla nostra che si possono affermare le proprie idee». La stessa ministra della Famiglia, in un’intervista a Il Tempo, ha raccontato che le contestatrici del Salone del Libro non avevano alcuna intenzione di confrontarsi, dal momento che hanno respinto ogni tentativo di dialogo. Come ha spiegato la responsabile del governo per la Famiglia, il paradosso è che il vero fascismo è quello di coloro che si professano antifascisti. Per il blitz di Torino la Digos ha denunciato 29 persone per violenza privata.

 

 

La battaglia contro il surriscaldamento climatico viene combattuta anche in un altro modo. Gli attivisti di Ultima generazione preferiscono accanirsi con i monumenti. L’altro ieri si sono gettati con la vernice nera nella Fontana di Trevi. Pratica a cui sono molto affezionati, visto che l’hanno utilizzata anche con la Fontana dei Quattro Fiumi in piazza Navona e con la Fontana della Barcaccia in piazza di Spagna. Proprio per quanto accaduto domenica, la procura di Roma aprirà un fascicolo in relazione al blitz degli attivisti di Ultima Generazione che hanno gettato il liquido nero (carbone vegetale) nella fontana. I pm capitolini, coordinati dal procuratore aggiunto Angelantonio Racanelli, contestano l’articolo 518 duodecies relativo alla «deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici». Per il blitz, la polizia locale di Roma Capitale ha denunciato le nove persone che esibivano lo striscione per la campagna «non paghiamo il fossile». Come ha spiegato il sindaco Roberto Gualtieri non è vero che non ci saranno conseguenze ambientali. Aver gettato il liquido nero, infatti, comporta il fatto che andranno buttati 300mila litri d’acqua. Gualtieri ha invitato gli attivisti a «misurarsi su un terreno di confronto senza mettere a rischio i monumenti». Finora, però, non hanno dato segno di voler utilizzare un altro metodo per far valere le loro idee.

 

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