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Zelensky-Bergoglio, la via stretta della pace. Il colloquio in Vaticano

Francesca Musacchio
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Quaranta minuti a colloquio con Papa Francesco e mezz’ora con il «ministro degli Esteri» monsignor Paul Richard Gallagher. La visita in Vaticano del presidente Ucraino, Volodymyr Zelensky, è durata settanta minuti in tutto e potrebbe rappresentare, secondo fonti della Santa Sede, l’inizio di un percorso per tentare di aprire un tavolo di pace con la Russia. Tuttavia, spiegano ancora le fonti, la strada è lunga e faticosa. La situazione umanitaria e politica sono stati i temi affrontati nel faccia a faccia dove Zelensky si è presentato con il suo piano, la formula della pace dell’Ucraina che Zelensky ha definito come «unico algoritmo efficace per raggiungere una pace giusta». Dieci punti, dunque, presentati al G20 in Indonesia che ha riproposto a Papa Francesco e sui quali Zelensky sostiene di aver «sentito il sostegno del Vaticano».

 

Dalle parti di San Pietro, l’idea sarebbe quella di iniziare, anzi continuare, a lavorare sul tema dei bambini deportati e la loro restituzione all’Ucraina, argomento contenuto nel piano. Su questo il Vaticano si è già impegnato. E durante la visita di ieri avrebbe ribadito il sostegno alla causa. Dunque, da qui si parte. Ma sugli altri punti, come ad esempio il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina e il ritiro delle truppe russe con cessazione delle ostilità, il lavoro non sarà semplice perché il Vaticano, e non solo, attraverso i suoi canali diplomatici, già conosce la posizione della Russia. Al momento, infatti, la possibilità che Putin accetti di abbandonare il Donbass e anche la Crimea, annessa da Mosca nel 2014, è estremamente remota. Così come remota appare la possibilità di un ritiro incondizionato delle truppe russe senza nulla in cambio. Tuttavia, la condizione dei bambini deportati e la restituzione all’Ucraina potrebbe, nell’idea della Santa Sede, essere una manifestazione di buona volontà da parte russa. All’Ucraina, invece, Papa Francesco avrebbe chiesto di trattare alcune questioni bilaterali, relative soprattutto alla vita della Chiesa cattolica nel Paese. Zelensky, durante il punto stampa a margine dell’incontro con il Premier Giorgia Meloni, ha parlato di 200mila bambini portati via dal Paese, sottratti all’Ucraina dalla Russia, per una sorta di rieducazione: «Sappiamo che i russi insegnano a questi bambini ad odiare l'Ucraina. Abbiamo bisogno il prima possibile di restituire questi bambini alle famiglie», ha detto il presidente ucraino.

 

Di questi 200mila, Kiev sostiene di avere informazioni su 19.393, ossia nomi e cognomi. L’appello di Zelensky sulla sorte di questi bambini, dunque, sarebbe stato accolto dal Papa. Dopo l’incontro con il presidente ucraino, attraverso il portavoce, Matteo Bruni, il Vaticano fa sapere che «entrambi hanno convenuto sulla necessità di continuare gli sforzi umanitari a sostegno della popolazione. Mila Sono i bambini rapiti in Ucraina per insegnargli a «odiare» il loro Paese come spiega Zelensky Il Papa ha sottolineato in particolare la necessità urgente di "gesti di umanità" nei confronti delle persone più fragili, vittime innocenti del conflitto». I gesti di umanità, quindi, potrebbero riguardare la restituzione dei bambini alle famiglie a cui sono stati sottratti. «Dobbiamo fare ogni sforzo per riportarli a casa», ha scritto Zelensky su Telegram dopo l’incontro. Ma ciò su cui il presidente ucraino avrebbe puntato è anche la condanna da parte del Papa dei crimini russi perché «non può esserci uguaglianza tra la vittima e l'aggressore». Durante l’incontro con le delegazioni e monsignor Gallagher, inoltre, avrebbe anche ribadito un altro dei punti fermi della formula per la pace ucraina: nessun ritorno agli accordi di Minsk che nel 2014 portarono, almeno in apparenza, al cessate il fuoco in Donbass. Un accordo mai davvero rispettato e che oggi pare non interessare, nella sulla formula rinnovata, nessuna delle due parti. Ma la fine dei combattimenti sarebbe invece una delle priorità del Vaticano e di Papa Francesco che in questa missione di pace mantiene un canale aperto anche con la Cina, altro attore in campo per arrivare ad un tavolo di pace tra Ucraina e Russia. 

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