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Lavoro, “posti a rischio in ufficio”. La minaccia dell'intelligenza artificiale

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Se l’automazione e la digitalizzazione hanno finora portato alla perdita di posti di lavoro nella produzione, il ruolo crescete dell’intelligenza artificiale metterà sempre più a rischio i posti di lavoro in ufficio. Ad affermarlo è lo studio ‘Arbeit 4.0 - The future of work’ pubblicato dal gruppo di lavoro per l’osservazione del mercato del lavoro nella Svizzera orientale (Amosa) pubblicato oggi a Zurigo. ChatGPT e altre applicazioni che usano questo tipo di tecnologia stanno cambiando radicalmente il mondo del lavoro. Il rapporto evidenzia come ad essere particolarmente colpiti, saranno gli impieghi nei settori del marketing e della distribuzione, della vendita al dettaglio, del commercio e della produzione industriale. Questi settori rischiano di essere particolarmente a rischio, in quanto presentano un’elevata percentuale di attività di routine. 

 

 

«L’intelligenza artificiale potrebbe essere sempre più utilizzata nel marketing, ad esempio per il riconoscimento dei modelli di comportamento e delle esigenze dei clienti e la relativa personalizzazione della pubblicità», le parole di Katharina Degen, responsabile del monitoraggio del mercato del lavoro di Amosa. Lo studio rivela infatti come le professioni di ufficio e di segreteria sono particolarmente a rischio. Ma anche il commercio al dettaglio, già fortemente schiacciato dalle vendite online, resterà probabilmente al centro dell’attenzione. 

 

 

Lo studio, ha esaminato anche retrospettivamente il cambiamento del mercato del lavoro, evidenziando un forte spostamento dalle attività manuali a quelle cognitive nel periodo dal 2010 al 2020. Il cambiamento ha interessato soprattutto i posti di lavoro nelle aziende di produzione, con la scomparsa di molte attività manuali di routine. In quest’ultimo caso, l’occupazione si è ridotta del 22% dal 2010. Al contrario, le attività cognitive e interattive non ripetitive hanno acquisito una forte importanza. In questi campi l’occupazione è cresciuta di oltre il 30%. E ora la nuova minaccia dell’IA.

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