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Decreto lavoro, come funzionerà il nuovo assegno d'inclusione

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Benedetto Antonelli
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Reddito di cittadinanza in pensione, dal 1 gennaio 2024 arriva l’assegno di inclusione, «quale misura nazionale di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale delle fasce deboli attraverso percorsi di inserimento sociale, nonché di formazione, di lavoro e di politica attiva del lavoro». Misura che, viene specificato, è «condizionata alla prova dei mezzi e all’adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa». È quanto si legge nella bozza ancora provvisoria del decreto lavoro atteso sul tavolo del Consiglio dei ministri del primo maggio. Inoltre, va ricordato che questo tipo di sussidio non andrà tutti, ma solo a famiglie con disabili, minori o over 60.

Come riporta LaPresse, il beneficio «è composto da una integrazione del reddito familiare» da un minimo di 480 euro fino alla soglia di 6.000 euro annui moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza «ed è altresì, composto da una integrazione del reddito dei nuclei familiari residenti in abitazione concessa in locazione con contratto ritualmente registrato, per un importo pari all’ammontare del canone annuo previsto nel contratto in locazione, come dichiarato a fini Isee, fino ad un massimo di euro 3.360 annui». L’assegno viene erogato mensilmente per massimo 18 mesi e può essere rinnovato per altri 12 mesi, con sospensione di un mese.

Chi beneficia di un assegno di inclusione è tenuto ad accettare un contratto di lavoro «senza limiti di distanza, nell’ambito del territorio nazionale, se si riferisce ad un contratto di lavoro a tempo pieno e indeterminato o a tempo determinato di durata superiore a dodici mesi». Se il contratto è fino a 12 mesi c’è l’obbligo di accettazione se il luogo di lavoro non dista più di 80 chilometri dal domicilio.

Inoltre, «ai datori di lavoro privati che assumono i beneficiari dell’Assegno di inclusione con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, pieno o parziale, o anche mediante contratto di apprendistato, è riconosciuto, per un periodo massimo di dodici mesi, l’esonero dal versamento del 100 per cento dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, con esclusione dei premi e contributi dovuti all’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, nel limite massimo di importo pari a 8.000 euro su base annua, riparametrato e applicato su base mensile». Se il lavoratore viene licenziato «nei ventiquattro mesi successivi all’assunzione, il datore di lavoro è tenuto alla restituzione dell’incentivo fruito maggiorato delle sanzioni civili, salvo che il licenziamento avvenga per giusta causa o per giustificato motivo.

L’esonero è riconosciuto anche per le trasformazioni dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato nel limite massimo di ventiquattro mesi, inclusi i periodi di esonero fruiti».

Il decreto composto da trenta articoli, contiene anche altre norme, dalla semplificazioni dei contratti a termine (vengono rese più flessibili le causali) al potenziamento della sicurezza sul posto di lavoro.

Tra le novità c’è quella che riguarda i datori di lavoro privati che assumeranno dal 1 giugno a fine 2023 giovani under 30 «Neet» cioè che non studiano e non lavorano - e che siano registrati al Programma Operativo Nazionale «Iniziativa Occupazione Giovani» avranno, previa presentazione di domanda, «un incentivo per un periodo di 12 mesi, nella misura del 60 per cento della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali».

Al ministero del Lavoro sarà costituito un fondo da 10 milioni per il 2023 e 2 milioni l’anno dal 2024 volto a «riconoscere un sostegno economico ai familiari degli studenti delle scuole o istituti di istruzione di ogni ordine e grado, anche privati, comprese le strutture formative per i percorsi di istruzione e formazione professionale e le Università, deceduti a seguito di infortuni occorsi, successivamente al 1 gennaio 2018, durante le attività formative». In realtà, i provvedimenti che andranno in Consiglio dei ministri il primo maggio, un decreto legge e un disegno di legge. Nel secondo dovrebbero confluire quelle altre forme di sostegno provvisorio riservate a chi perderà al reddito di cittadinanza e che non avrà i requisiti per ottenere l’assegno di inclusione. Si parla di un importo economico che dovrebbe essere pari a 350 euro. Ma con vincoli precisi riservati alla formazione, e, soprattutto per un periodo limitato e non prorogabile. Infine, c’è il grande tema del cuneo fiscale. Il governo è intenzionato ad una sforbiciata di due punti per i redditi da 25mila a 35mila euro e di un punto per quelli sotto i 25mila. In questo modo, considerando anche il taglio già effettuato in legge di bilancio, si tratta di una riduzione complessiva di quattro punti per tutti i redditi sotto i 35mila euro. Passaggio importante sarà l’incontro con i sindacati previsto domenica, il giorno prima del Cdm. «Per quanto riguarda il cuneo fiscale il nostro orientamento è intervenire per reddito medio bassi - ha spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti - le quantificazioni sono state fatte in modio serio e accurato da parte della ragioneria. Il nostro intendimento è presentare le valutazioni ai sindacati domenica sera». 

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