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Otto e mezzo, Scanzi sputa veleno contro Meloni. Gruber costretta a fermarlo

Giada Oricchio
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Il governo Meloni ha trovato la ricetta giusta per gestire l’emergenza migranti dopo la strage di Cutro? Se lo domandano a “OttoeMezzo”, talk preserale di LA7, lunedì 13 marzo. Il direttore di “Libero”, Alessandro Sallusti, ha puntualizzato che negli ultimi 10 anni ha governato sempre la sinistra e che è “profondamente disumano e vigliacco buttare in politica il conto dei morti”, pertanto c’è solo da augurarsi che l’esecutivo di centrodestra abbia imboccato la strada migliore per combattere i trafficanti e far arrivare in Italia chi ha diritto.

La conduttrice Lilli Gruber auspica che sia la volta buona e chiede un commento ad Andrea Scanzi, il vicedirettore de “Il Fatto Quotidiano” è partito con il piede sull’acceleratore: “La conferenza stampa di Cutro è uno dei momenti più bassi, fantozziani e tragicomici della storia recente della politica italiana. Fino a qualche giorno fa Giorgia Meloni era riuscita indenne dalle critiche ai suoi ministri e invece lì l’ho vista molto confusa”.

Gruber ha spezzato il ritmo dell’intemerata: “Adesso però siamo oltre, la premier ha ribadito la bontà della sua linea e ha detto di avere la coscienza a posto”, Scanzi non ha preso di buon grado l’interruzione e con aria infastidita ha punzecchiato la conduttrice: “Sì, sì ci sarei arrivato. Sallusti ha parlato finora di cose accadute con il governo Prodi, credevo di poter fare una parentesi su tre giorni fa…”.

Il giornalista ha ripreso il filo del discorso: “Né oggi né ieri Meloni ha risposto alla domanda inevasa per eccellenza: perché la Guardia Costiera non è intervenuta a Cutro?” e ha mosso un pesante atto d’accusa al centrodestra: “La mia sensazione è che questo governo più dei precedenti abbia cambiato le regole di ingaggio per la Guardia Costiera: esce soltanto quando si è sicuri di un’operazione di soccorso. In tutti gli altri casi si privilegia l’aspetto sicuritario e poliziesco”. Andrea Scanzi ha basato la sua considerazione su un protocollo del Viminale del 2005 rispolverato da La Repubblica: “Nessuno ha applicato quel testo tranne Salvini nel 2019. Il protocollo stabilisce che la Guardia Costiera esce solo se obbligata altrimenti monitora, possibilmente anche in maniera occulta. Questo è il tema politico”.

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