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Matteo Messina Denaro, nel covo spunta la passione del boss per "Il Padrino"

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La passione di Matteo Messina Denaro per "Il padrino" di Francis Ford Coppola. Nel primo covo del boss a Campobello di Mazara, oltre ad alcuni documenti, gli investigatori hanno trovato una serie di oggetti tra cui una calamita da frigorifero con l’immagine di Marlon Brando e la scritta «Il padrino sono io». C’erano anche altri magneti raffiguranti personaggi dei cartoni animati e alla parete una copia del quadro «La Vucciria» del pittore Renato Guttuso. Ritrovata anche un’altra immagine che ritrae l’attore Al Pacino.

 

 

 

Intanto stanno riemergendo alcune inchieste svolte negli anni scorsi da "Report". Indagando su alcuni illeciti commessi da funzionari del Consiglio Nazionale delle Ricerche, nel 2017 "Report" aveva raccolto diverse testimonianze e registrazioni audio secondo cui la sede del Cnr di Capo Granitola - a pochi chilometri da Campobello di Mazara e Castelvetrano - avrebbe ospitato Matteo Messina Denaro durante la latitanza. "Report" aveva inoltre scoperto un contratto di affitto del Cnr per un immobile nella frazione marina, le cui finalità non sono mai state chiarite. Seguendo le tracce delle visure, i reporter della trasmissione avevano scoperto che il fratello del proprietario è il noto medico massone di Castelvetrano Claudio Renato Germilli, che aveva avuto rapporti societari con uomini di mafia come Giovanni Risalvato e Lorenzo Catalanotto, ma soprattutto era stato socio proprio di Errico Risalvato, l’uomo che si è poi scoperto possedere il covo-bunker del boss. E proprio partendo dalle inchieste realizzate in questi ultimi 6 anni, ne "I misteri secondo Matteo", la prima inchiesta della puntata in onda lunedì 23 gennaio alle 21.20 su Rai 3 e Rai Italia, "Report" ricostruirà, con nuove rivelazioni e testimonianze, la lunga latitanza di Matteo Messina Denaro, le tracce che portano alle coperture eccellenti di cui avrebbe usufruito, le trame che lasciano intravedere un coinvolgimento di appartenenti a logge massoniche e le responsabilità istituzionali. L’inchiesta è firmata da Paolo Mondani, Giorgio Mottola, Walter Molino, Danilo Procaccianti, Cataldo Ciccolella e Giulio Valesini, con la collaborazione di Norma Ferrara, Federico Marconi e Roberto Persia.

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