Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Gas, a febbraio risparmi sulle bollette. Tabarelli: riduzioni del 25% e oltre

Pietro De Leo
  • a
  • a
  • a

Prezzo del gas che scende, arrivando ai minimi negli ultimi 16 mesi, 54 euro a megawattora sul Ttf di Amsterdam per poi chiudere in rialzo a 59,2, comunque livello nettamente inferiore dei mesi scorsi. Prezzo del petrolio che, nell'indice Brent, si attesta sugli 86 dollari al barile, in rialzo. Degli effetti generati da questo andamento, il Tempo parla con Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia.

Il trend generale del gas è in discesa. Possiamo prevedere un effetto mitigatore sulle bollette?
«Su quelle del gas, l'effetto mitigatore delle bollette lo vedremo a febbraio, quando l'autorità calcolerà il prezzo per gennaio relativo al mercato tutelato. Avremo, prevedibilmente, una riduzione sull'ordine del 25%, se non di più. È una forte botta al ribasso. Ricordiamoci che la bolletta del gas ha un andamento più veloce rispetto a quella elettrica, perché viene determinata mensilmente, quando il mese è chiuso. Per la bolletta elettrica, i prezzi vengono fissati ogni trimestre. E qui una riduzione c'è già stata e vale per il primo trimestre dell'anno».

 

Al prossimo aggiornamento possiamo attenderci una riduzione anche per il secondo trimestre sulla bolletta elettrica?
«È un lasso temporale un po' più lontano. Bisogna vedere come andrà a finire sui mercati, comunque al momento ci sono dei segnali che ci fanno essere ottimisti».

A cosa dobbiamo il calo sulle quotazioni del gas? Al tetto fissato in sede europea?
«No, quello non c'entra. È molto più importante il fatto che la Commissione ha stabilito di voler fare gli acquisti comuni.
Questo lascia intendere che si affronterà con largo anticipo il tema della scorte, contrariamente a quanto avvenuto la scorsa estate».

Come sarà la dinamica delle scorte? Si riproporrà il problema dello scorso anno?
«Certo, questo è il problema più serio. Le scorte che avevamo riempito nel 2022 erano per gas proveniente dalla Russia. Non sarà più così e questo aumenta le difficoltà».

Quest'inverno si sta rivelando più mite del solito. Questo ci dà un vantaggio temporale?
«Sicuramente è un colpo di fortuna che un po' ci aiuta».

Per quanto riguarda il prezzo del petrolio, sull'indice Brent è tornato a salire. Questo da cosa è causato? C'entra qualcosa l'embargo al petrolio russo?
«Il prezzo del petrolio in realtà è molto basso, ci sono delle piccole oscillazioni al rialzo, mai valori sono bassi. E questo è strano, perché il 5 dicembre è entrato l'embargo sul petrolio russo, mentre il 5 febbraio entrerà quello sui prodotti petroliferi. Quello che ci salva è il calo della domanda della Cina, che peraltro ci aiuta anche sul gas. Poi c'è il fatto che i Paesi produttori hanno detto che continueranno a produrre a livelli normali. Ancora, il Venezuela torna sul mercato. C'è molta efficienza in giro. Dunque, in questo momento il petrolio non è una preoccupazione per il sistema. Però ci sono dei segnali che ci suggeriscono di stare attenti, come ad esempio il prezzo del gasolio più alto di quello della benzina. In Europa c'è carenza di gasolio e carenza di capacità di raffinazione, e questo è un problema».

 

Torniamo alla Cina. Lei giustamente fa notare che c'è stata meno domanda. Ma la Cina è stata in lockdown fino a poche settimane fa. Ora hanno riaperto tutto e dunque ci sarà un'impennata della domanda...
«La cosa è un po' preoccupante. Non parlerei di impennata, ma di ripresa. La Cina ha dei problemi».

Mentre parliamo il petrolio è a 86 dollari al barile. Qual è la soglia preoccupante?
«È stato anche a 79 la scorsa settimana, ma a marzo, iniziata la guerra, era a 120. Si prevedeva il raggiungimento di 150, ma per fortuna non è stato così. I prezzi sono ancora lontani dai 140 dollari conosciuti nel luglio 2008, quando peraltro c'era un contorno molto più leggero rispetto a quello che potenzialmente c'è adesso. Al momento c'è una buona domanda, non drammatica. Ma presto il problema si ripresenterà perché nel mondo non si sta investendo sulle capacità produttive». 

Dai blog