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Prove di guerra nei cieli della Puglia: i caccia italiani pronti a difendere il Mediterraneo

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È in corso una guerra vera, anche se le bombe si sganciano a molte miglia dalle nostre coste . Ma la minaccia è anche nel sud dell’Italia che è allo stesso tempo il confine dell’Europa e il limite della Nato. Gli F35 italiani sono già tutti schierati all'aeroporto militare di Amendola, a 15 km da Foggia: una quindicina - come racconta il Messaggero - porta le insegne dell’Aeronautica militare, altri sono stati assegnati alla Marina che li schiera progressivamente sulla portaerei Cavour. Sono il gioiello della nostra difesa, in grado di sganciare missili precisissimi ma capaci di disinnescare la bomba atomica tecnologica su cui la Russia lavora mentre sgancia razzi sulle città dell’Ucraina.

 

L’attenzione in questi giorni è concentrata sul tratto di mare che va dalla Puglia all’est della Sardegna. Sembra nascondersi lì l’attrazione impossibile per i sottomarini del Cremlino e si estendono su questi fondali le condotte energetiche di cui oggi non si può fare a meno. Passa quindi alla fase operativa quell’operazione che le forze aeree della Nato hanno programmato e iniziato già prima della guerra. In questi giorni il cielo dell’Italia è diventato il grande laboratorio per i piloti.

L’esercitazione Falcon Strike è la più importante esercitazione dell’anno per l’Aeronautica militare ma in uno scenario di crisi internazionale è il pretesto per un altro piano: fare in modo che gli stati alleati sfruttino la stessa tecnologia, che i piloti siano in grado di alternarsi ai comandi degli aerei con bandiera diversa e che i collegamenti tecnologici siano perfettamente comunicanti. 

 

«Questi mezzi ci proiettano in una nuova dimensione, oltre a consentirci manovre di guerra ben più precise e più semplici - racconta uno dei piloti, nome in codice “Ponzio” - Con l’F35 siamo in grado di penetrare in ambiente nemico senza essere visibili, visto che il velivolo è in grado di ridurre la capacità radar delle forze avverse».

In volo si levano anche i G-550 Caew, in grado di rifornire i centri di comando a terra anche in caso di attacco cyber. Per accertare che tutto funzioni ora sui cieli della Puglia si combatte per davvero. «La simulazione prevede che siano gli altri ad attaccare e questo ci consente il rispetto delle regole che la Nato si è data - sottolinea il colonnello Vito Cracas, che comanda le forze di combattimento dell’Aeronautica e che in questi giorni coordina l’esercitazione Falcon Strike - Ora prevediamo che anche l’avversario sia dotato della nostra stessa tecnologia anche se poi sappiamo che nella realtà il livello tecnologico con quello che al momento appare come il principale nemico non è esattamente identico». 

Gli F35 italiani, decollano uno dopo l’altro insieme a quelli americani e olandesi. Tutto ciò che sperimentano in volo, nel corso delle missioni che si ripetono per l’intera giornata non si può raccontare. Ai jet dunque non ci si può neanche avvicinare troppo: le foto sì sono consentite ma ad almeno otto metri di distanza, solo quando tutti gli sportelli sono chiusi o protetti. Ci sono dettagli da non svelare, perché la Russia osserva tutto. E gli Stati Uniti, proprietari del progetto dei super caccia, su questo non fanno sconti. In Europa al momento sono schierati già 140 F-35, ma il piano è quello di indirizzare verso questa tecnologia tutta la forza aerea occidentale.

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