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Per evitare la Fornero sarà Quota 41. Manovra, come cambiano le pensioni

Carlo Solimene
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Sul fronte delle pensioni l'obiettivo primario per il 2023 è quello di evitare lo scalone di cinque anni che scatterebbe qualora tornasse in vigore a tutti gli effetti la legge Fornero. Da questo punto di vista l'ipotesi più accreditata è che si punti su Quota 41. La possibilità, cioè, di accedere all'assegno pensionistico dopo aver accumulato 41 anni di contributi. Ma va stabilita anche una soglia minima di età, che nelle intenzioni della Lega sarebbe quella di 61 anni. Si tratterebbe, sostanzialmente, di una «quota 102» che in parte darebbe continuità all'attuale sistema di transizione voluto dal governo Draghi nell'ultima manovra di bilancio. Ma stime più prudenziali ipotizzano una soglia minima di età di 62 o 63 anni.

 

Si passerebbe, cioè, a una sorta di quota 103 o 104. A determinare la scelta finale saranno ovviamente le risorse in campo, considerando che il 2023 sarà un anno piuttosto impegnativo anche sul fronte delle rivalutazioni degli assegni, che dovranno tenere conto di un'inflazione a due cifre come in Italia non si vedeva dai lontani primi anni '80. La stima più recente sul costo di Quota 41 è stata fatta poco più di un anno fa dall'Inps. L'Istituto di previdenza ha si è basato su due assunti: che non sia fissata alcuna soglia minima di età per accedere allo «scivolo» e che di aderiscano tutti coloro che hanno maturato i relativi requisiti. Si tratta di due condizioni in realtà abbastanza improbabili. Perché la soglia d'età ci sarà e perché già all'epoca di Quota 100 i lavoratori che sfruttarono quella forma di pensionamento furono solo i due terzi di quelli previsti, con un risparmio sullo stanziamento effettuato di dieci miliardi in tre anni. Come che sia, per l'Inps Quota 41 costerebbe poco meno di cinque miliardi il primo anno per poi salire quasi a nove miliardi dopo una decina d'anni. Il costo totale in una decade sarebbe di circa 65 miliardi di euro.

 

È questo uno dei motivi per cui c'è chi spinge per alzare la soglia d'accesso a 62 o 63 anni. Da questo punto di vista, c'è anche l'ipotesi di indennizzare in qualche modo chi dovesse decidere di andare in pensione oltre i 63 anni, ad esempio con degli sgravi fiscali che farebbero salire sensibilmente l'assegno.

 

Dovrebbero essere confermate, infine, Opzione donna (assegno con 58 anni di età e 35 anni di contributi, con il ricalcolo contributivo dell'assegno) e Ape sociale (indennità erogata dall'Inps ai lavoratori delle attività gravose che hanno compiuto 63 anni, e hanno 30 o 35 anni di contributi).

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