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Latorre, il marò fa causa allo Stato: "Amareggiato per come è stato trattato"

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Il marà Massimiliano Latorre ha chiesto un risarcimento allo Stato ai tempi del governo di Mario Draghi e che ora dovrà essere valutato dalla maggioranza guidata da Giorgia Meloni. Il militare al centro della nota vicenda del 2012 in India insieme al Salvatore Girone, imbarcati sulla petroliera italiana Enrica Lexie come nuclei militari di protezione e accusati di aver ucciso due pescatori, ha fatto causa allo Stato. "Massimiliano Latorre è amareggiato per come è stato trattato durante e dopo la vicenda", spiega l’avvocato Fabio Anselmo. 

 

"Ma soprattutto ritiene di avere un credito nei confronti dell’Italia che lo ha fatto rientrare in India nonostante pendesse su di lui la condanna alla pena di morte, una spada di Damocle sulla sua testa che ha impedito a lui e alla sua compagna di ricostruirsi una vita, di programmare il futuro" dice il legale all’Adnkonos. Latorre, accusato insieme a Salvatore Girone di aver ucciso due pescatori durante una missione al largo delle coste indiane dieci anni fa, è uscito dalla vicenda giudiziaria dal momento che il procedimento è stato archiviato. Ma oggi chiede di vedersi accordato il risarcimento già richiesto al governo Draghi e che ora dovrà essere valutato dalla maggioranza a guida Meloni. "Vediamo ora se il nuovo Esecutivo potrà dimostrarsi più sensibile alle sue ragioni - aggiunge l’avvocato Anselmo - L’Italia ha sbagliato completamente la gestione della vicenda e Latorre ritiene di avere un credito nei suoi confronti".

 

L’11 novembre, intanto, uscirà il libro di Latorre "Il sequestro del marò’", una intervista scritta insieme a Mario Capanna, e pubblicato dalla casa editrice La vita Felice che ripercorre la vicenda durata dieci anni, finita lo scorso febbraio con l’archiviazione dell’indagine da parte della Procura di Roma. 

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