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Energia, la Germania dice no al debito comune: i falchi di Berlino non arretrano davanti alla crisi

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La Germania non ha intenzione di sostenere l’emissione di debito comune dell’Unione Europea per affrontare la crisi energetica. La notizia è lanciata da Reuters, che cita una fonte governativa che smentisce alcune indiscrezioni di stampa circolate secondo le quali il cancelliere Olaf Scholz si è detto favorevole a emissioni di debito comune a livello europeo.

 

 

Nel frattempo la svolta dell’Unione Europea sull’Energia, se ci sarà, non arriverà prima di novembre. Price cap, piattaforma di acquisti congiunti e nuovo mercato del gas non vedranno la luce prima di un mese. In mezzo, una sequela di incontri tra i 27 e la Commissione europea. Il primo appuntamento è il Consiglio informale Energia a Praga di mercoledì, già in questa occasione i ministri si aspettano di vedere una bozza della Commissione presentata dalla commissaria Kadri Simson, sulla cui base avviare le trattative. La proposta legislativa vera e propria dell’Esecutivo Ue sarà svelata, da quanto si apprende a Bruxelles, solo nel Collegio dei commissari di martedì 18, salvo sorprese. Saranno poi i leader Ue riuniti nel Consiglio formale del 20 e 21 a dettare l’indirizzo politico e dare la spinta necessaria per far progredire il dossier energia. Nell’ultimo summit a cui prenderà parte, il premier Mario Draghi potrebbe convincere i più a spianare le strada al tetto al prezzo del gas che va proponendo da marzo. 

 

 

Il 25 ottobre i ministri si riuniranno di nuovo per un Consiglio Energia e la presidenza ceca ha annunciato un nuovo incontro straordinario a novembre che dovrebbe approvare le misure concordate tra Commissione e Stati. Questa la road map che dovrebbe portare a una soluzione alla crisi energetica sempre più incalzante. Il punto è sempre quello: come convincere la riluttante Germania e la scettica Olanda a calmierare i prezzi del metano importato. Il compito si annuncia più che arduo dopo gli ultimi rumors.

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