Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Appalti e mazzette al Ministero dell'Istruzione, 15 indagati

Augusto Parboni
  • a
  • a
  • a

Appalti al Miur, chiusa l’inchiesta. La procura di Roma ha infatti messo la parola fine alle indagini sui presunti atti di corruzione avvenuti al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Sono quindici le persone finite nel mirino della Guardia di Finanza. Tra questi, l’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco, 72 anni, ex editore dell’agenzia giornalistica Dire. Al centro dell’inchiesta le gare per gli istituti scolastici, pari a decine di milioni di euro. In base a quanto avrebbero accertato i finanzieri e poi messo nero su bianco dal gip di Roma, i reati sarebbero stati commessi tra il 2018 e il 2021. All’epoca dell’arresto Federico Bianchi di Castelbianco era stato accusato di presunti rapporti illeciti con l’ex Capo Dipartimento del ministero dell’Istruzione, Giovanna Boda. In quell’occasione, il gip aveva affermato che «il fenomeno della corruzione pervade tutti i settori della pubblica amministrazione, incluso quello dell’istruzione, dell’università e della ricerca». Nel mirino degli investigatori, oltre all’imprenditore, tra l’altro, anche tre collaboratori e due dipendenti del Ministero dell’Istruzione e un altro funzionario del Ministero. I reati che vengono contestati nel provvedimento di chiusura delle indagini vanno dalla corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, alla corruzione per l’esercizio della funzione, fino alla rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio.

 

 

 

A insospettire i finanzieri, alcune operazioni sui conti dell'imprenditore. Federico Bianchi di Castelbianco sarebbe stato infatti in grado di conoscere anticipatamente i contenuti dei bandi per il finanziamento di progetti scolastici apportandone le modifiche necessarie per favorire le sue tre società e avrebbe partecipato a riunioni strategiche all’interno del dicastero per decidere la distribuzione dei finanziamenti destinati ad alcuni istituti scolastici. A un dirigente del Miur pensionato, secondo i pm, sarebbero stati pagati i canoni di locazione di una casa romana, affittata tra febbraio 2020 e giugno 2021, per un valore di 40 mila euro. Poi ci sono altre spese che sarebbero state pagate agli indagati, come quelle per un b&b, pari a 69mila euro, e l’acquisto di pc e motorini. Nell’avviso di conclusione delle indagini sono state individuate come parti offese il Ministero dell’Istruzione, la Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento delle Pari opportunità e l’Agenzia delle Entrate. Due indagate, tra cui la segretaria dell’ex capo dipartimento, hanno chiesto di patteggiare.
 

Dai blog