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Imbarazzo dei cardinali nel rivedere Becciu

Luigi Bisignani
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Caro direttore, l’ottavo concistoro dell’era Bergoglio, con l’arrivo di tutti i cardinali da ogni parte del mondo, insieme allo stato di salute del Papa tengono banco in Paradiso più delle elezioni politiche italiane. Ad interrompere il canto gregoriano «Alleluja. Veni Sancte Spiritus», Francesco Cossiga che, rivolgendosi a San Pietro, suo solito piccona: «Finalmente un po’ di misericordia, in Vaticano hanno riscoperto la presunzione d’innocenza». «Presidente, contegno», lo rimbrotta San Pietro appoggiato al Pastorale e, con le chiavi del Cielo in mano, soggiunge: «Lei si riferisce alla riabilitazione del suo corregionale Angelo Becciu». Cossiga: «Eh già, era stato privato di diritti sacrosanti prima ancora di andare a processo, in barba alla presunzione d’innocenza». Interviene Giulio Andreotti caustico: «Ma non era proprio Bergoglio che, agli esordi, affermava "chi sono io per giudicare"?». Cossiga: «Allora si riferiva ai gay, non ai cardinali che ora tratta come membri del suo partito, di cui 121 nominati da lui, 95 dei quali eleggeranno il nuovo Papa».

Da attento giurista, interviene Aldo Moro: «La riforma della Curia contiene uno sfondone dottrinale, smentendo alla radice la natura stessa della giurisdizione ecclesiale». Andreotti: «Hai colto il punto, Aldo: il Concilio Vaticano, per scelta di Paolo VI, la legava all'Ordine sacro e, invece, la nuova Costituzione Apostolica “Praedicate Evangelium” sulla Curia romana varata da Francesco, alla volontà del Papa». Arriva Bettino Craxi, ancora un po’ spaesato essendo salito da poco in Paradiso, con la sua tunica bianca, che sillaba poche parole: «Una visione peronista...». Moro: «I vescovi in questo modo diventano semplici delegati del Sommo Pontefice regnante, così da poter dare la giurisdizione ad "oves et boves", come direbbe Giovanni evangelista». Cossiga: «Del resto, come scrive il mio amico Ratzinger, imparare a vivere, per i porporati, significa anche imparare a morire...». Andreotti: «O, come ho imparato io, in Paradiso non si arriva in carrozza. Però il reintegrando cardinale Becciu è ancora troppo giovane. Ma tu, Francesco, quando l’hai conosciuto?». Cossiga: «Ero in visita ufficiale in Australia. Ottima impressione, prestava servizio in Nunziatura e, quando me lo presentarono, gli dissi: "Mussegnò, seadas mandende bonde sunu dae Pattada?"». Andreotti: «Traduci, qui si parla italiano o latino, non sardo». Cossiga: «Tu, Giulio, solo latino e romano...Monsignore, di seadas (ndr dolce tipico sardo) ve ne stanno inviando da Pattada?». Andreotti: «Chissà che faccia faranno i cardinali quando lo incontreranno durante il concistoro». Cossiga: «Te lo dico io, dominerà il rosso, non solo sulle vesti, ma sulle facce di molti cardinali che si ritroveranno di fronte Becciu e per il quale, pur sapendolo innocente, non hanno mai speso una parola a difesa». Andreotti: «Il naso di Pell diventerà vermiglio. Lo ha accusato, ingiustamente, secondo le carte, di aver pagato i testimoni contro di lui nel processo d’Australia». Moro: «Queste sono quisquilie. Il disagio vero tra i porporati è con lo Ior, che ha incamerato ogni soldino circolante in Vaticano, con i cardinali ridotti praticamente a nullatenenti». In triciclo irrompe Fanfani: «E non potete immaginare quello che stanno facendo con l’Anno Santo del 2025! E lo sapete che io di numeri me ne intendo...». Andreotti: «Amintore, non c'è bisogno che ce lo ricordi, lo sappiamo, anche perché è dal tuo Piano Casa del 1949 che lo ripeti. Comunque, cosa stanno combinando per l’Anno Santo?». Fanfani: «Ti spiego io perché i tuoi amici della Curia non te lo dicono». Andreotti: «Avanti, facci la solita lezioncina». Fanfani: «L’Anno Santo, per il quale il governo italiano ha stanziato quasi 2 miliardi di euro, è organizzato dalle stesse persone di quello del 2000 che hanno riempito di debiti Cei e Vicariato di Roma; sarà la solita befana per i soliti noti che si fanno beffa dell’austerità predicata da Papa Francesco». Cossiga: «Sarà materia di dibattito di questo "happening" di cardinali». Craxi: «Ma quale dibattito, un amico del Cardinal Martini che ho incontrato ai Vespri mi ha confidato che sarà un’assemblea bulgara come quella del congresso che vinsi nel 1989...non potranno né intervenire né fare domande». Andreotti con tono secco: «Confermo. I partecipanti dovranno sorbirsi conferenze sulla riforma della Curia, le riforme finanziarie e quelle per l’Anno Santo, appunto, senza proferire verbo». Craxi, rivolgendosi ad Andreotti: «Secondo te, si parlerà anche delle sue dimissioni?». Andreotti: «In Curia non sanno nulla, e come va di moda oggi, c’è un cerchio, chiamiamolo "criollo" più che magico, il solo che consiglia il Santo Padre». Craxi: «Ma tu, che eri Belzebù in terra, saprai....». Andreotti: «Pensi che, qui in Paradiso, da Divo sia diventato il Divino Otelma?». Moro: «Non si parlerà di dimissioni, almeno che qualcuno non trovi il coraggio di fargli la domanda. Mi risulta dai colleghi giuristi che stanno studiando una legge solo sulla rinuncia». Andreotti: «Poche novità. La relazione introduttiva è la stessa che il vescovo Mellino ha letto in una riunione interdicasteriale». Moro: «Contestata pure con code di maldicenze». Andreotti: «Sì, il cardinale canadese Ouellet era intervenuto con argomenti seri ma è subito partita la contraerea e qualcuno ha persino tirato fuori un fatto vecchio e archiviato di suo fratello». Cossiga: «Non è il solo ad aver mosso qualche appunto». Fanfani: «Anche il ghanese Turkson ha criticato la riforma finanziaria che ha incamerato liquidità e fondi di tutte le 46 amministrazioni vaticane».

Come sempre San Pietro, intonando il credo in unum Deum richiama tutti all’ordine: «Basta chiacchiere! Il mio attuale successore ha fatto benissimo a convocare i fratelli cardinali da posti tanto lontani. Così impareranno a conoscersi e, quando sarà il momento, assistiti dallo Spirito Santo, sapranno fare, come sempre, la scelta giusta». E, mentre Andreotti sussurra «lunga vita al Papa», parte il coro Credo in unum Deum, Patrem omnipotentem.
 

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