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Omicidio di Serena Mollicone, l'ora della verità dopo 21 anni di misteri e depistaggi. Le tappe della vicenda

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È il giorno della verità dopo 21 anni. I giudici della Corte d’Assise del Tribunale di Cassino si sono ritirati in Camera di Consiglio per emettere la sentenza del processo per l’omicidio di Serena Mollicone. Accusati di omicidio volontario ed occultamento di cadavere sono l’ex maresciallo Mottola, la moglie e il figlio. A finire sotto processo anche l’ex vicecomandante Vincenzo Quatrale accusato di concorso esterno in omicidio ed istigazione al suicidio nei confronti di Santino Tuzi, all’epoca dell’omicidio in servizio presso la caserma dei carabinieri di Arce. L’appuntato dei carabinieri Francesco Suprano deve rispondere nel reato di favoreggiamento. La sentenza è attesa nella serata di venerdì 15 luglio.

Le tappe - Una vicenda macchiata da misteri e depistaggi. Serena Mollicone scompare da Arce in provincia di Frosinone il 1 giugno del 2001. Ha 18 anni ed è una studentessa del liceo socio pedagogico di Sora. Il suo corpo viene ritrovato domenica 3 giugno 2001 in località Fonte Cupa, in un bosco situato nel comune di Fontana Liri. Le indagini vengono portate avanti dai carabinieri della compagnia di Pontecorvo e per 45 giorni non porteranno a nessun risultato. Per questo motivo la procura di Cassino affida gli accertamenti alla Polizia di Stato, Unità Analisi Crimine Violento. Per due anni l’inchiesta prosegue nel più assoluto silenzio fino a quando il 6 febbraio del 2003 viene arrestato Carmine Belli, carrozziere di Rocca d’Arce, conoscente della famiglia Mollicone ed accusato del delitto. Il processo in corte d’assise celebrato a Cassino nel 2004 scagiona completamente l’uomo. E lo stesso succederà nel processo d’appello e in quello di Cassazione. Belli trascorrerà dunque 17 mesi in cella di isolamento da innocente. Dal 2004 al 2008 non c’è nessun elemento che consenta la riapertura dell’indagine sull’omicidio della Mollicone.

 

La svolta arriva l’11 aprile del 2008 quando si toglie la vita il brigadiere Santino Tuzi, all’epoca dell’omicidio in servizio presso la caserma dei carabinieri di Arce. Il sottufficiale pochi giorni prima di spararsi un colpo di pistola al petto racconta ai superiori e al magistrato dell’epoca Maria Perna di aver visto la ragazza entrare nella caserma dei carabinieri di Arce il 1 giugno del 2001 e di non averla più vista uscire. L’accanimento investigativo sulla figura di Tuzi porterà lo stesso alla disperazione ed a commettere l’insano gesto. Nel 2011 a tre anni da questa ulteriore tragedia, la procura di Cassino chiede l’archiviazione delle cinque persone indagate per insufficienza di prove. Si tratta del maresciallo Franco Mottola, ex comandante della caserma di Arce, del figlio Marco, della moglie Anna Maria e dei carabinieri in servizio all’epoca della scomparsa di Serena, Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano. La famiglia 
Mollicone presenta opposizione alla richiesta di archiviazione e il gip del tribunale di Cassino Angelo Valerio Lanna accoglie questa istanza e rinvia gli atti alla procura chiedendo ulteriori approfondimenti investigativi e scientifici.

Così nel marzo del 2016 si dispone la riesumazione della salma della ragazza, trasferita presso l’Istituto di medicina legale di Milano per essere esaminata, nell’arco di oltre un anno e mezzo, dall’antropologa forense Cristina Cattaneo. I risultati di questa autopsia vengono ritenuti clamorosi e sufficienti dalla procura per poter chiudere le indagini e chiedere il processo per cinque persone: ad essere accusati di omicidio volontario ed occultamento di cadavere sono l’ex maresciallo Mottola, la moglie e il figlio. A finire sotto processo anche l’ex vicecomandante Vincenzo Quatrale accusato di concorso esterno in omicidio ed istigazione al suicidio nei confronti di Tuzi, l’appuntato dei carabinieri Francesco Suprano che deve rispondere nel reato di favoreggiamento. Il processo ha inizio il 19 marzo 2021 in corte d’assise di Cassino. I pubblici ministeri Beatrice Siravo e Maria Carmen Fusco chiedono le condanne di tutti gli imputati: 30 anni per Franco Mottola, 24 per il figlio e 21 per la moglie. E poi 15 anni per Quatrale e 4 anni per Suprano. «La famiglia Mottola è tutta coinvolta nell’omicidio di Serena Mollicone, così come la famiglia Ciontoli lo era nell’omicidio di Marco Vannini», la frase choc pronunciata dai pm. 

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