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Taxi-governo, l'intesa non c'è. Incontro a vuoto, sciopero confermato

Camillo Barone
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La viceministra delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile Teresa Bellanova ha incontrato ieri, in quanto delegata del Governo, 27 sigle sindacali dei tassisti di tutta Italia, per poi ricevere anche i rappresentanti dei noleggi con conducenti (Ncc). Ma è stato un nulla di fatto sul fronte taxi, con la promessa di organizzare un nuovo tavolo di confronto entro e non oltre venerdì 22 luglio, data di scadenza in cui il Parlamento dovrà votare gli emendamenti finali (se ci saranno) al disegno di legge Concorrenza, cruciale per l'Italia per ricevere i fondi europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Secondo quanto ricostruito dai presenti, Bellanova avrebbe bacchettato i sindacati per essersi presentati al tavolo senza alcuna proposta concreta, se non quella della richiesta di uno stralcio totale dell'articolo 10 del ddl, che prevede la totale liberalizzazione delle piattaforme tecnologiche di trasporto pubblico su ruota non di linea, come Uber, altre app minori e gli Ncc. In realtà, subito dopo l'incontro i sindacati hanno spiegato che una proposta ce l'hanno, ovvero l'approvazione dei decreti attuativi del 2019, fermi in Parlamento in attesa di un via libera finale.

 

 

Questi decreti prevedono, infatti, l'obbligo del foglio elettronico per i noleggiatori delle auto, proprio per evitare il far west delle licenze, in cui ogni cittadino potrà improvvisarsi tassista grazie alla liberalizzazione selvaggia delle app per gli spostamenti. In ogni caso le 27 sigle sindacali si sono riunite ieri pomeriggio per trovare un compromesso comune da portare poi al Mims entro pochi giorni. La bozza della proposta prevede un percorso da portare in Parlamento, in cui l'articolo 10 del ddl Concorrenza verrà stralciato e sostituito con i contenuti dei decreti attuativi del 2019. Secondo quanto riferito dalla viceministra Bellanova sarà più che necessaria una riforma del comparto, e di questo ne sono consapevoli anche gli stessi tassisti, che al loro interno sono profondamente divisi sui passi avanti finora fatti. A fine maggio è stato infatti firmato un accordo di intesa con Uber, secondo cui anche i conducenti del servizio pubblico potranno fare uso dell'app ormai usata in tutto il mondo, ma con dei limiti. La firma dell'accordo però non è stata accettata da una parte dei lavoratori del settore, anche se ha dato alla categoria l'apparenza di essere disponibili a trattare con gli avversari e col Governo. La base più oltranzista non intende, però, cedere sull'obiettivo principale, che è quello della cancellazione dell'articolo 10. La strada sarà dura, perché occorre trovare un parlamentare della Camera dei deputati disponibile a presentare un emendamento correttivo, che dovrà poi trasferire le eventuali modifiche al Senato entro il 22 luglio. Non sarà un'impresa semplice.

 

 

Prima di quella data un appuntamento importante per i tassisti di tutta Italia sarà lo sciopero generale di 48 ore, indetto per il 5 e il 6 luglio, in cui potranno esserci anche sit-in di protesta o manifestazioni a Roma, che vedranno coinvolti i conducenti in arrivo da tutto il territorio nazionale. «Ci sono giovani e meno giovani che hanno fatto mutui e comunque investimenti importanti per lavorare, per acquistare le licenze, spesso dai Comuni, e con questo ddl si gettano i loro risparmi e il nostro lavoro alle ortiche», ha detto Emilio Boccalini, vicepresidente di Taxiblu. Invece per Massimiliano Dona, presidente dell'Unione nazionale consumatori, «i tassisti sono liberi di fare tutti gli scioperi che vogliono, ma nel rispetto delle leggi e dei termini di preavviso previsti. Sfugge, però, il motivo della loro contestazione, visto che il ddl Concorrenza è talmente generico sul punto che prendersela con quel testo vuol dire solo voler mettere le mani avanti per affermare il principio che qualunque modifica è comunque da loro contestata, indipendentemente dal merito».

 

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