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Come si trasmette il vaiolo delle scimmie: "Anche nell'aria". L'ipotesi degli esperti: servono le mascherine

Luca De Lellis
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Esiste il rischio di trasmissione per vie aeree del vaiolo delle scimmie? Il Centro di controllo e prevenzione delle malattie americano (CDC), nel corso della revisione delle avvertenze per i viaggiatori, ha scritto in un primo momento che il pericolo è concreto. Di conseguenza, così come per la pandemia da Covid-19, “indossare la mascherina” risulterebbe essere un buon metodo “per proteggersi” anche da questa infezione. Tuttavia, il suggerimento è stato eliminato poche ore dopo la pubblicazione dell’aggiornamento. Il motivo? “C’è ancora molto da chiarire” riguardo la casistica della trasmissione aerea del virus: queste le parole di un funzionario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Un dietrofront curioso che l’agenzia ha provato a spiegare in questi termini: “Il CDC ha rimosso la raccomandazione sulla mascherina dall'avviso sanitario di viaggio per il vaiolo delle scimmie perché stava provocando confusione”. L’obiettivo è procedere con prudenza nell’analisi avventata di una malattia che ancora non è così diffusa per poterne capire veramente la portata e il trend. Ciò nonostante, le precauzioni sarebbero necessarie per non ripetere gli stessi errori della prima ondata del coronavirus. L’Oms ha dichiarato che nelle nazioni in cui il vaiolo delle scimmie si sta maggiormente diffondendo (in ambito europeo Spagna e Portogallo su tutte), “i contatti domestici e gli operatori sanitari” dovrebbero prendere in considerazione l'uso di mascherine. Così come anche le persone che si sono trovate a stretto contatto con un contagiato.

Il numero di ricoveri nei paesi non endemici è basso, mentre il numero di vittime è nullo. Diversa è la situazione di alcune regioni africane, che hanno registrato numeri preoccupanti tra gennaio e maggio 2022. Ma è fondamentale – secondo il direttore dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesu – che i paesi colpiti compiano “ogni sforzo per identificare tutti i casi e i contatti, così da controllare questo focolaio e prevenire la diffusione della patologia”, che può risultare deleteria in particolar modo ai “gruppi vulnerabili, compresi i bambini e le donne in gravidanza”. 

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