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Giustizia, l'Anm in rivolta proclama lo sciopero contro la riforma Cartabia

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L'Anm proclama lo sciopero contro la riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm. Una data ancora non c'è e sarà decisa a breve dalla giunta esecutiva centrale, ma l'assemblea generale tenuta oggi a Roma vota l'astensione dal lavoro approvando a maggioranza, dopo otto ore di dibattito una mozione unitaria che recita, tra l'altro, "non scioperiamo per protestare ma per essere ascoltati".

"Non possiamo pensare che la discussione, al punto in cui siamo si sia già chiusa - dice il presidente, Giuseppe Santalucia, dopo il voto che approva lo sciopero con 1.081 sì, 169 no e 13 astenuti - vogliamo la riforma, si tratta di correggere alcune strutture, lavoreremo per questo e chiediamo al Senato di riflettere. Speriamo ci sia ancora tempo e per questo ci stiamo impegnando".

La riforma, approvata dalla Camera e ora in discussione a Palazzo Madama, "non migliora il servizio e non velocizza i tempi della giustizia", chiosa Santalucia, è "inutile" e "dannosa".

L'assemblea, nell'aula magna della Pontificia università San Tommaso D'Aquino Angelicum, a Roma, si apre alle 10 e vede la partecipazione di avvocati ed esponenti politici, come la senatrice Giulia Bongiorno (Lega), secondo la quale la norma, è ancora "blanda e va migliorata".

Per il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, lo sciopero delle toghe "viola principi repubblicani", mentre il deputato di Azione, Enrico Costa, parla di decisione "sbagliata che, se possibile, incrina ulteriormente la fiducia dei cittadini" nella magistratura.

L'Anm tira dritto, e secondo il segretario Salvatore Casciaro, ad essere "sbagliata" è una riforma "permeata da logiche aziendalistiche che mira all’efficienza e pensa ai tribunali come a catene di montaggio".

Tutt'altro punto di vista quello degli avvocati, con il presidente dell'Unione camere penali, Giandomenico Caiazza, che considera la norma "lacunosa" e "blanda" ma riconosce alla politica "i passi in avanti compiuti" anche se i penalisti "sono stati totalmente esclusi dal confronto".

Ora si attende la data dello sciopero, mentre la magistratura "continua a cercare il dialogo con politica e società civile", assicura Santalucia, ma "dobbiamo resistere a un ingabbiamento nelle paure". "Noi dobbiamo avere coraggio nelle decisioni e questa riforma spegne il coraggio, solleticando il sentimento impiegatizio dei magistrati", conclude, "perciò state attenti, dico alla politica, perché un magistrato impaurito non sarà un miglior giudice".

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