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Presidenziali Francia, per affondare Marine Le Pen la giustizia a orologeria è puntualissima

Gianluigi Paragone
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Onestamente non c’è molto da dire se non che l’ingresso a gamba tesa della magistratura è arrivato puntuale a pochi giorni dalla sfida per l’Eliseo, netto e preciso per affondare la candidata che dà meno garanzie al Sistema: Marine Le Pen. A giocare le carte pesanti è l’ufficio europeo per la lotta alle frodi che ha accusato Marine Le Pen e alcuni altri ex deputati europei del Rassemblement National (Rn) di appropriazione indebita di circa 600.000 euro.

Prima annotazione: a lanciare l’accusa è una autorità europea, vale a dire quella Europa che la Le Pen più volte ha messo in discussione, a differenza di Macron la cui fedeltà a Bruxelles è dogmatica. Rischiare di minare il progetto eurista proprio adesso che si vuole forzare la mano - sempre facendolo calare dall’alto - sull’esercito europeo? Figurarsi.

 

Secondo l’accusa Marine, il padre Jean-Marie (vuoi non mettercelo dentro alla vigilia del secondo turno?), l’ex compagno di lei Louis Alliot e Bruno Gollnisch, quando erano europarlamentari avrebbero intascato allegramente soldi pubblici europei. A guardare bene le date, la mossa dell’ufficio europeo fatta propria dalla procura di Parigi appare viziata o da cronica lentezza oppure da uno sospetto tempismo, visto che l’inchiesta risale niente meno che al 2016 e l’interrogatorio della Le Pen al marzo dello scorso anno. Come mai allora rilanciare proprio adesso l’accusa? Se questa è la velocità della Giustizia europea allora tanto vale farne a meno.

Seconda annotazione. Chi ha ripreso la notizia? Madiapart, un giornale online d'inchiesta fondato e diretto da Edwy Plenel, giornalista col pallino della politica tanto che in gioventù aderì attivamente alla Lega Comunista Rivoluzionaria. Forse i vecchi ardori oggi sono scomparsi ma l’idea di una vittoria della Le Pen (che nei sondaggi guadagna sempre più terreno) lo ha convinto a rilanciare l’inchiesta contabile europea e influenzare l’opinione pubblica francese così come fece nel 2017 quando si espresse a favore del banchiere. Del resto non è una novità il fascino dei compagni per i banchieri e i signori della finanza. 

Terza e ultima annotazione. Fintanto che l’eterna rivale era fuori dai radar, nessun problema: l’area di destra era coperta da Eric Zemmour, così Macron doveva coprirsi sul lato sinistro dove il vecchio Jean-Luc Melenchon catalizzava la rabbia e la ribellione dei più giovani e dai mai domi nostalgici di un socialismo radiale con (finte) venature anti-sistema.

 

Insomma, con madame Le Pen fuori gioco la conferma del ragazzo educato alla corte dei Rotschild era una pratica facile facile. Invece, Marine ha completato la sua svolta comunicativa in coincidenza con il voto del primo turno arrivando a strappare il tagliando per il secondo turno, mettendo così in discussione (per quanto le possibilità di vittoria siano basse) la riconferma del Presidente in carica la cui empatia scalda come una secchiata ghiacciata sulla schiena.

Per evitare dunque strani imprevisti in un momento delicato, ecco l’intervento dei giudici europei in coppia con quelli parigini ai quali non è parso vero di poter ricicciare una storia che odorava di muffa.
 

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