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"Quella in Ucraina è una guerra di religione", Andrea Margelletti gela tutti: la verità sul viaggio del Papa a Kiev

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L'Occidente è avvitato in un'analisi del conflitto tra Russia e Ucraina che esclude alcuni punti fondamentali per trovare una soluzione diplomatica alla guerra che infiamma l'Europa da più di un mese. Andrea Margelletti, presidente Ce.SI Centro Studi Internazionali, lo spiega chiaro e tondo lunedì 4  aprile nel salotto di Myrta Merlino a L'aria che tira, su La7. 

L'esperto di geopolitica avverte sul ruolo della Cina, che ha tutto l'interesse per restare fuori dalla partita. "Xi Jinping si appresta a diventare per la  terza volta il leader del Paese - spiega Margelletti - Questo non è un problema  cinese, Non ci rendiamo conto che Pechino ha una visione a 30-40 anni, e vuole trasformare il XXI secolo nel secolo cinese" è il monito dell'esperto secondo cui il problema è che "noi non ascoltiamo quello che dicono da Pechino, ci piace vivere nel mondo delle favole". 

 

In sintesi, "il ruolo della Cina è ridurre lo spazio di manovra degli Stati Uniti, non fare un favore all'Europa" e a noi, rimarca l'analista. "È inutile bussare a una porta" che è destinata a restare chiusa. Sul tavolo c'è poi la possibile forza di persuasione che Papa Francesco potrebbe esercitare, anche se il suo viaggio a Kiev è in discussione. Lo stesso Pontefice ha espresso dubbi sulla sua fattibilità ma anche sulla sua convenienza nel processo di pace. "Ha una forza morale straordinaria ma solo per gli ucraini - afferma Margelletti - questa è una guerra che ha una enorme connotazione religiosa perché da parte della Russia c'è un endorsement religioso fortissimo in un Paese così emotivo come la Russia. Kirill", il capo della chiesa ortodossa russa, "che è il faro alternativo in questo momento, ha annunciato sostanzialmente una crociata al grido di 'Dio lo vuole'".

 

Per Margelletti l'Occidente e l'opinione pubblica italiana devono analizzare lo scenario nel suo contesto, non solo concentrarsi sul punto di vista, seppur comprensibile, dell'aggredito. "Dobbiamo spingere sugli aspetti diplomatici ma dobbiamo avere l'onestà di dire che sono 40 giorni che qualunque figura politica, militare, religiosa suona al citofono del Cremlino". E da Mosca "non rispondono", è l'amara conclusione dell'esperto. 

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