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Bucha, il ministro Lavrov nega la strage: "Messinscena di Occidente e Kiev"

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"Quella di Bucha è una messa in scena fatta girare sui social network dall'Occidente e dall'Ucraina". Il giorno dopo la strage di Bucha parla il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e nega tutto. Le immagini dei civili morti per le strade, alcuni con le mani legate, hanno sconvolto  il mondo e scritto un'altra pagina tragica della guerra in Ucraina. L'indignazione è unanime. Il presidente russo Volodymyr Zelensky, oggi sul luogo dell'orrore, ha parlato apertamente di "genocidio" invitando le madri dei soldati russi a guardare le foto dei loro figli "assassini, saccheggiatori e macellai".

Ma per il fedelissimo di Putin si tratta di pura finzione: "La Russia - riporta la Tass - considera la situazione a Bucha come una provocazione che è una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale".

Già ieri dopo la condanna europea Mosca aveva respinto le accuse per il massacro di Bucha. Secondo il ministero della Difesa i militari delle forze armate russe non avevano commesso atti violenti contro gli abitanti del villaggio. Per i russi si tratta invece di una "provocazione" una sorta di messa in scena. Per avvalorare la sua tesi la Russia aveva spiegato come lo scorso 31 marzo il sindaco della città, Anatoly Fedoruk, in un video messaggio aveva confermato che non c'erano soldati russi in città, ma non aveva menzionato nessun residente locale colpito per strada con le mani legate". Pertanto, a dire di Mosca, "non sorprende che tutte le cosiddette 'prove dei crimini' a Bucha siano apparse solo a quattro giorni di distanza, quando ufficiali del servizio di sicurezza ucraino e rappresentanti della televisione sono arrivati in città".

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