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Bollettino Covid: aumentano ricoveri e morti. Incubo quinta ondata sulle riaperture: "Il virus è imprevedibile"

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Il Covid non molla la sua presa mentre l'Italia si prepara a dire addio alle restrizioni. Il bollettino di domenica 20 marzo vede sì un numero di casi positivi inferiori a ieri, ma a fronte di un numero di test effettuati inferiore. Fatto sta che il rapporto tamponi-positivi si attesta al 16,3 per cento, contro il 15,5 per cento di ieri.

Sono 60.415 i nuovi casi di Covid-19 registrati in Italia nelle ultime 24 ore, in calo rispetto ai 74.024 di ieri, per un totale di 13.861.743 dall’inizio dell’epidemia. Si registrano 93 decessi, contro gli 85 di ieri, per un totale di 157.785 sempre dall’inizio dell’epidemia. Il bollettino quotidiano del ministero della Salute sulla diffusione del coronavirus nel nostro Paese sottolinea che i tamponi effettuati sono 370.466, contro i 478.051 di ieri. Gli attualmente positivi sono 1.172.824.

 

Le persone ricoverate in terapia intensiva sono 467, quattro in meno di ieri, ma i ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 8.430, 111 in più rispetto a ieri. I dimessi/guariti sono 36.166, per un totale di 12.531.134 dall’inizio dell’epidemia. A livello territoriale, le Regioni con il maggior incremento di contagi sono Lazio, Campania e Lombardia. 

 

Nel Lazio su 6.504 tamponi molecolari e 39.430 antigenici per un totale di 45.934 test, si registrano oggi 7.413 nuovi casi positivi al Covid-19 (meno 1.573 rispetto a ieri), con 3.484 contagi a Roma. Inoltre, si registrano 7 decessi (2 in più rispetto a ieri) e 5.484 guariti. Per quanto riguarda l’occupazione dei posti letto negli ospedali, i ricoverati sono 1.018 (6 in più rispetto a ieri), mentre le terapie intensive sono 75 (meno 1 rispetto a ieri), emerge dal report delle Aziende sanitarie locali del Lazio.

"La pandemia non è finita ma la fase dell’emergenza sì, perché larga parte della popolazione è immunizzata e protetta dalle forme gravi di malattia, anche se meno dal contagio. Ora possiamo gestire con strumenti ordinari una cosa che resta seria", aveva affermato in un’intervista alla Stampa, Sergio Abrignani, immunologo della Statale di Milano e componente del Cts. Sull’ipotesi di una quinta ondata, "chi può dirlo - risponde Abrignani - Questo è un virus nuovo e imprevedibile. Quello che possiamo fare è continuare a monitorarlo bene per intervenire se serve. Ma generalmente con la bella stagione i virus respiratori si attenuano. Speriamo sia così anche in questo caso".

 

Sulla possibilità di togliere, dal primo maggio, le mascherine al chiuso Abrignani risponde: "Obbligo o non obbligo io al chiuso continuerò a portarla. Arrivando l’estate e vivendo molto all’aperto tutto sarà più facile, ma ora al chiuso di una sala piena, con un ricambio d’aria relativamente basso, non penso che togliersela sia una buona idea". Sull’obbligo vaccinale, il componente del Cts lo manterrebbe "ma capisco che siamo arrivati al 90% di popolazione vaccinata, uno dei tassi più alti al mondo e tanti miei colleghi mi fanno osservare che chi non si è vaccinato finora ormai non lo farà più. Quindi tanto vale togliere quella che può essere vissuta come una coercizione ma continuare a fare opera di convincimento".

Sulla quarta dose, "a parte i fragili, che già ora ricevono la quarta dose, per gli altri semmai si potrebbe pensare ad una nuova vaccinazione con antidoti aggiornati sulla variante dominate, come facciamo con l’influenza. Ma ripeto, ci dovranno guidare i dati che derivano dagli studi clinici".

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